Il pensiero della non esistenza di Dio è già un pensiero metafisico. Fondato su una proposizione dichiarativa-metafisica. In questo senso, tutto il gran darsi da fare di materialisti di ogni tipo per smontare la plausibilità della credenza è la conferma del fatto che il pensiero umano ha sempre bisogno della trascendenza, anche nella sua negazione. E il motivo è semplice: anche il pensiero più ateo è per sua natura una realtà trascendente. Mi impressiona, in questo senso, la faciloneria con cui si usa il termine realtà (oggi molto più usato del termine verità). Esso è maneggiato da tutti in modo superficiale ed acritico. Come se non fosse una bomba metafisico-epistemologica.

“In realtà”, che terribile espressione !
Peccato che il tuo ragionamento faccia acqua da tutte le parti (come tutte le prove ontologiche) .
Il tuo bel post viene fatto a pezzi da Malvino con argomenti direi piuttosto semplici e lineari:
“Se nego l’esistenza di Bacco lo faccio esistere?”
Perbacco!
In questo modo si possono far esistere gli unicorni, Babbo Natale, la Fenice, l’invisibile elefante rosso ecc ecc….. basta solo dire che non esistono e il gioco è fatto.
http://malvinodue.blogspot.com/2011/04/non-puo-negarsi.html
Non è una prova ontologica, infatti io non sostengo qui che Dio debba per forza essere pensato come esistente. Sostengo invece che anche il pensarlo non esistente è un pensiero metafisico. Infatti: se neghi l’esistenza di Bacco lo fai esistere, in una dimensione che non è quella dell’esistenza nel mondo mondano. Lo fai esistere nel linguaggio, invece, e come concetto. Malvino utilizza peraltro uno “straw man argument”, cioè mi fa dire cose che non dico. Questo per il semplice fatto che è accecato dal suo anticlericalismo. La trascendenza del linguaggio di cui io parlo non è quella che ha in testa Malvino, contro la quale dirige il proprio risentimento.