Leggo un’intervista ad un amico di Arrigoni, che mi pare significativa di un modo di pensare (ahimè molto diffuso).
Quella della morte di Arrigoni è stata una notizia tragica. Ma è stata anche inaspettata?
«Quando ho saputo, mi è venuta in mente la morte di Pasolini: che è morto come era previsto, e come tutti immaginavano. Nessuno ha mai saputo la verità, ma tutti sanno chi è stato. E anche in questo caso è lo stesso. Indipendentemente da tutto quello che si sta dicendo, i fatti sono questi: Israele ha inviato un messaggio a tutta la comunità internazionale per impedire la partenza della Freedom flottilla, Berlusconi è stato l’unico a raccoglierla ufficialmente e dire che avrebbe fatto di tutto per impedire la partenza. Il giorno dopo Vittorio è stato rapito e poi è stato ucciso, senza aspettare l’ultimatum promesso. La verità è tutta qui. Il leggendario gruppo salafita di cui si parla è presentato come gruppo fondamentalista islamico e la ricostruzione fa pensare a una delirante lotta intestina tra palestinesi. E adesso i miei amici varesini filopalestinesi mi dicono “Che senso ha sbattersi per i palestinesi?”. Questo è il risultato migliore che Israele potesse ottenere, complimenti a Netanyau: è riuscito fare fuori il suo nemico principale e far pure passare la sua morte come una cosa tra palestinesi ».
Dunque: Hamas mente, i Salafiti non esistono, Hamas e Israele sono alleati, il pacifista che scriveva il blog dal titolo pacifico di Guerrilla Radio è stato ucciso dagli Israeliani. Il trionfo del pensiero semplice. In questo caso antisraeliano (dire filopalestinese mi sembra insufficiente).
Purtroppo funziona così. Siamo oltre la faziosità, siamo in una dimensione tutta da indagare nel quale quel poco di senso della realtà scompare nella menzogna pura e semplice. Sconfortante, perché in queste condizioni non solo è difficile se non impossibile dialogare, qui vengono meno le premesse dell’atto stesso di parlare.
Nel pensiero corrente la menzogna è un atto e un modo di essere consapevole del potere. In realtà la menzogna è pervasiva: ubiquitaria nei poteri, negli antipoteri, nei contropoteri. Sicché spesso l’antitesi pratica della menzogna non è la verità ma una menzogna di senso opposto. Il che non significa che non ci sia alcuna verità, ma che la sua ricerca è difficile.
L’antisemitismo è una vera e propria “passione”, ha poco a che fare con il controllo della ragione e, nel suo trasporto, non si cura di offendere la giustizia, la verità e la stessa memoria della vittima della sua propria passione e delle sue generose illusioni di pacifista ad oltranza.
Le parole più sensate sul povero Arrigoni, pacifista a senso unico che idealizzava i palestinesi di Gaza che lo hanno ucciso e chiamava “ratti” gli israeliani, mi pare le abbia dette il giornalista Fausto Biroslao, che lo conosceva bene: ” Arrigoni diceva che ‘apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini, alla stessa famiglia umana’. Non la pensano così i fanatici genocidi che tengono in scacco Israele da oltre sessant’anni. Il suo ultimo video, la testa strattonata per i capelli e gli occhi bendati, ricorda quelli della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, generosa pacifista dal volto sciupato e dolente e dal sorriso spento nel pianto. Anche la ‘resistenza irachena’, per cui Sgrena aveva patteggiato, la costrinse a farsi megafono del banditismo omicida che ha infestato l’Iraq, facendo esplodere i seggi elettorali. Baldoni, Santoro, Sgrena, le due Simone, Frammartino, Arrigoni, sono tutti pacifisti finiti, letteralmente, nelle mani del nemico. Ma il nemico non era quello che immaginavano loro, i marines, le truppe italiane di Nassiriyah, i cingolati israeliani. E’ un odio puro, feroce, che non discrimina fra ebrei, crociati o apostati del vizio occidentale. Eccola la tragedia dei nostri pacifisti”.
Cmq nell’intervista c’è qualcosa di più dell’antisemitismo, che nel caso di quel tipo di pacifismo è aggirato dalla proposizione che dice “siamo dalla parte dei deboli che in questo caso sono i palestinesi”. C’è proprio la negazione del reale: i salafiti ci sono, due sono stati arrestati dagli stessi miliziani di Hamasa ma a questo dato di fatto se ne sovrappone un altro, anzi si sovrappone una proposizione che dice “Israele se ne avvantaggerà quindi Israele è responsabile della morte di Arrigoni”. È questo modo di procedere che annulla non tanto la verità, sostituita da una menzogna, quanto la possibilità stessa di cercarla. Qui non è difficile cercare la verità, qui non la si vuole cercare. La verità è già data come proposizione inverificata e inverificabile. Non c’era da dimostrare la colpevolezza degli ebrei per i nazisti, era un dato di fatto. Così come non c’era da dimostrare la colpevolezza dei kulaki, il fatto stesso che c’erano ebrei, c’erano kulaki meritava il trattamento politico che nazismo e comunismo loro riservavano. Non possiamo permetterci di tornare a questo schema, significherebbe tornare al Novecento, significa rimanerci. È una regressione senza possibilità di evoluzione. Il nostro dramma culturale è non poterci muovere da qui.
Si vede che non è facile rinunciare ai dèmoni del Novecento. Rossi, neri o bruni che fossero, non sono andati in pensione e conservano ancora una certa attrattiva. Si dà anche il caso, che – come accade negli ultimi tempi – talvolta ritornino trasformandosi in verdi. Potrebbe trattarsi davvero di una regressione, dovuta, in parte, all’attrattiva torbida dei dèmoni e lo schema del Novecento.