Tecnologia, democrazia

La tragedia giapponese si è sovrapposta brutalmente a quella libica, dando forse un colpo decisivo alle speranze degli insorti contro Gheddafi. Nutro il forte dubbio che il Governo italiano stia tergiversando e manovrando per ricucire i rapporti con Gheddafi, forse addirittura sperando in una sua totale vittoria. La cosa sorprendente in tutto il guazzabuglio per me è questa: essendo il Paese occidentale maggiormente coinvolto per ragioni storiche ed economiche, gli eventi ci hanno colti di sorpresa. La nostra intelligence non vale dunque assolutamente nulla, agenti e funzionari dovrebbero essere cacciati a calci nel sedere. D’altra parte, interessi economici (sempre a breve, lo sguardo lungo in questo campo manca) e principi democratici sembrano spesso in conflitto. Il paradosso è che stiamo combattendo da anni in Afghanistan, probabilmente per lasciarlo in mano ai talebani e ai signori della droga, e di fronte a ciò che avviene a due passi da noi giriamo lo sguardo dall’altra parte.

Nello stesso tempo, gli eventi in Giappone mostrano in tutta la sua drammaticità il problema dell’energia. Se i Giapponesi, che hanno sperimentato nel 1945 la distruzione atomica, hanno scelto di costruire decine di centrali nucleari, lo hanno fatto per un disperato bisogno di energia. Un Paese piccolo e sovrappopolato e in mezzo al Pacifico non aveva forse altra scelta. E attualmente sono la popolazione mondiale dalla vita media più lunga. Questo ha sicuramente un rapporto con la tecnologia: quando una popolazione è così numerosa in rapporto al territorio disponibile, ogni ipotesi di decrescita è impraticabile. L’unica possibilità è lo sviluppo tecnologico. Per questo, occorre assolutamente che vengano impiegate enormi risorse nella ricerca. Ad esempio è noto che dalle scorie nucleari si potrebbe ricavare una immensa quantità di energia, è solo questione di tecnologie. Ricerca, ricerca, ricerca.

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