I numeri 86-91 di Bibliosofia Canada sono dedicati al poeta e narratore Michael Mirolla. Riporto qui, nella traduzione di Elettra Bedon, L’uomo che sta per svanire … a 95 anni.
L’ultima volta che abbiamo parlato, io e mio padre
(a Pasqua, mi sembra, l’agnello anche troppo
ovvio sulla tavola della sala da pranzo),
mi rivela che pesava “in tutto”
30 chili alla chiusura
di quei cancelli “non di campo estivo”.
Spalancati dopo che la sorda pioggia di bombe
aveva aperto un amaro sentiero
attraverso la campagna polacca.
Una costituzione di ferro, pretende,
lo aveva tenuto integro. Lo aveva mantenuto,
come diceva, “dall’essere stritolato
dal pestello nel mortaio del diavolo.”
Le fonderie di stalagmiti erano Shnell
fece eco la parola più gentile del giorno.
Sento il bisogno di ricordargli
che aveva pesato “40 chili, pelle e ossa”
quando lo aveva raccontato la volta prima, (la vigilia di Natale, forse,
il merluzzo salato pronto per sigillare ogni ferita).
Ma chi sono io per spezzare l’incanto? Per arrestare
la diminuzione? La sedia scricchiola. La sua mano chiazzata di scuro
cerca a tastoni il tozzo bicchiere pesante
come il piombo da qualche parte davanti a lui.
Da qualche parte oltre il tunnel che la cataratta
restringe a poche macchie
di rosso rubino, anelli color oro, nel ricostruirsi
dei quattro elementi naturali. Solleva alle labbra
il recipiente traboccante, teso a livello di molecole.
E sorseggia, non lasciando cadere neanche una goccia. Penso a
Giovenale e al suo sarcasmo selvaggio
di “calce viva che cura vecchi ciechi”
Spiegando l’orlo scabro di decenni
come fazzolettini di carta dalla scatola, dove l’allora sanguina
nel presente, goccia dopo goccia, lui avanza
verso un nuovo ri-raccontare. Profetico.
La sua voce macina le frasi come cristalli
in uno spargere di concetti trangugiati.
Una polvere finemente analizzata per prolungare se stesso.