Rileggo Simone Weil 74

Il disprezzo dei Greci per le applicazioni della scienza non era dovuto ad una mentalità aristocratica, ma alla verità elementare che le applicazioni possono essere tanto cattive che buone. (III 259)

La scienza greca era basata sulla pietà. La nostra è basata sull’orgoglio. C’è un peccato originale della scienza moderna. (III 261)

La tecnica, che colloca sullo stesso versante la forza e la civilizzazione, rende impossibili queste rigenerazioni. E’ maledetta. (III 267)

La scienza come prodotto della spinta umana all’autodivinizzazione, secondo una idea originaria che fa coincidere il divino con la forza. Hybris, smisuratezza. Che l’attuale condizione umana sulla Terra sia segnata dalla smisuratezza mi pare evidente. Smisurate ricchezze e povertà, smisurato numero degli umani, smisurata potenza delle armi, smisurata sregolatezza degli appetiti, smisurata applicazione della tecnoscienza, dilagare del mostruoso, smisurato numero di santi proclamati dal papa, ecc. D’altro canto, occorre osservare che se il concetto di hybris è stato formulato dai Greci, ciò è avvenuto perché ben la conoscevano. E la smisuratezza colpì maggiormente la loro democrazia. Ma forse anche la condanna della tecnoscienza moderna, in chi la formula in modo assoluto, ha in sé qualcosa di smisurato. C’è spesso hybris anche in chi vuol farsi eremita, anacoreta, asceta, santo.

6 pensieri su “Rileggo Simone Weil 74

  1. Il peccato è che le creature non sono Dio. Anche credersi un dio, agendo sulla vita ( che viene come dono, per-dono) in maniera titanica lo è.

    Spesso il meglio è nemico del bene. Per i Greci, era questione di misura. Ma c’è spesso hybris anche nell’applicazione della misura, ridotta a calcolo e a linguaggio di programmazione.

    Forse non resta che sperare nell’invisibile, in un Dio Grazia e Amore, non equiparato all’Essere – e quindi un Dio “non so che” debolissimo, reso quasi insignificante.

    Non a caso, numerosi luogotenenti di Dio ( dalle parti dell’islam, e per una specie di contagio anche dalle parti del cristianesimo, o di quello che ne resta), per dargli più audience, renderlo più interessante, efficace e gradito alla “gente”, l’hanno addirittura arruolato in politica.

    P.S. “Conoscere la Divinità solo come potere e non come bene, quella è l’idolatria” ( S. Weil, “Pensieri disordinati sull’amore di DIo”, La Locusta, Vicenza, 1982). In effetti, l’affermazione stessa di conoscere Dio – in qualsiasi forma – è già idolatria. D’altra parte: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” ( mi pare che solo in Mt. si trovi una tale affermazione).

  2. Non sono d’accordo con te, caro Gianni, sull’idea che il fatto che le creature non siano Dio sia un peccato. Perché in tal caso il peccato sarebbe di Dio che le ha create. Sarebbe un’idea alquanto gnostica, non ti pare?

    Sta scritto che i puri di cuore (ben diversi dai puri per rito) “vedranno” Dio. In tempo futuro, non hic et nunc, dunque.

  3. E’ un peccato, caro Fabio, nel senso che non essendo giustamente Dio, essendo state create dal nulla, le creature, ancorché fatte a Immagine e Gloria di Dio, sono un po’ difettose. Beh, talvolta fin troppo – se solo, per esempio, pensi allo sterminio degli Ebrei in Europa, di cui proprio quest’oggi si celebra ritualmente , e stranamente A GRAN VOCE, la memoria.

    Questa creatura che scrive, per esempio, pare esprimere un’idea “alquanto” gnostica. Eccola spinta nell’attrazione torbida dell’insufficienza. Quello che volevo dire è che siamo in difetto, “peccatori” per costituzione o struttura “alquanto”limitata.

    Se non fossimo in una struttura contingente, di morte, non ci sarebbe stata la Buona Novella e l’annuncio della Grazia redentrice. ” Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” ( Gv 10,10).

    La vita è quindi un dono prezioso, meraviglioso, perdono ( per-dono ). E, forse sarà un’idea gnostica ( ma non è che gli gnostici dell’Adelphi mi stiano tanto simpatici), si è nel grande abbraccio della vita, della vita vera, per così dire autentica, nella misura in cui si dona il donato e ci si perdona gli uni con gli altri – invece di continuare a darsi tanti pugni in testa, ecc.

    Forse, come vedi, sono messo male di questi tempi. Speriamo in tempo futuro, quindi… purché, aggiungerei, non sia un’attesa, inerte, solo verso l’esterno. Insomma, nè il Tempo, né lo Spazio, per non dire dello Spirito hegeliano, mi sembrano una vera risposta.

  4. P.S.

    RETTIFICA. Dire che le creature sono “un po’ difettose”, inclinerebbe verso una specie di pessimismo antropologico. Rettificherei dicendo che le creature, i “mortali”, come dicevano i Greci, sono – oltre che “impermanenti” – “instabili”.

    Debbo la rettifica alla lettura del testo conciliare: “ Deus condidit creaturas: bonas quidem, quia a sommo bono facte sunt, SED MUTABILES ( l’evidenziazione in maiuscolo è mia), quia de nihilo factae sunt”. ( Concilio di Firenze, Decretum pro Iacobitis: DS 1333 – anno 1439, preso quasi alla lettera da Agostino, in De Natura boni.)

    Insomma, per correggere la rotta e non finire tra gli gnostici dell’Adelphi, fra quelli che si rallegrano di veder passare il mondo, ho riletto il Catechismo… Naturalmente, se mi è permesso una battuta, non è detto che se si chiede la strada a chi la conosce, non ci si perda…

  5. … E che prima di assimilare e seguire le informazioni, occorre verificare…A meno che l’informatore dell’incauto esploratore non sia una persona di fiducia. In tal caso, abbandonando le famose e appuntite difese, ci si potrebbe forse anche far condurre per la “manina”… :-)

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