La paura degli uomini

Maschi e femmine nella crisi della politica è il poco significativo sottotitolo del libro di Letizia Paolozzi e Alberto Leiss La paura degli uomini (il Saggiatore 2009). Ben diversamente dal testo della Puccini Nude e crudi, di cui ho scritto in un precedente post, qui ci troviamo di fronte ad un preteso pamphlet che si riduce ad un repertorio dei luoghi comuni della pubblicistica e del pensiero femminista contemporanei. Per questo motivo ne consiglio caldamente la lettura.

Da quei lontani anni le donne esistono, sono coscienti delle loro capacità, ambizioni. Conquista irreversibile, che rinasce continuamente nelle dinamiche sociali e comunicative. Tuttavia, politici, intellettuali, militanti, non se ne accorgono. Stentano a vedere quello che già c’è (p. 112) I lontani anni sono gli anni Settanta.

Una cosa interessante che emerge dal libro è questa: ad una reale inconsistenza dell’idea del maschile (si giunge a prospettare la opportunità della costituzione di gruppi di autocoscienza maschile sul modello di quelli storici del femminismo – p.117), corrisponde uno svanire dell’idea di un femminile per sé. Un segno di questa difficoltà è linguistico: spesso le femministe sono chiamate semplicemente le donne, con una pretesa egemonica, di inglobare l’universale, che è sempre stata tipica del movimento. Ora, se è chiaro che il maschile e il femminile si articolano rispettivamente, in un rispecchiamento dell’altro da sé che produce auto-identificazione, ciò che sfugge totalmente ai due autori è che il mondo della tecnoscienza (che è pur sempre un prodotto storico del pensiero maschile) oggi tende a produrre, a ritmo progressivamente accelerato,  indifferenziazione. Qui invece siamo ancora al livello della lamentazione della perdurante ostinazione maschile ad aggrapparsi ai residui del potere patriarcale… Con un potenziale esito nichilistico (anche la democrazia è un’invenzione maschile, notano gli autori – come la cultura in generale, aggiungerei io) evidente nelle ultime righe del libro, dove viene evocata La strada di Cormac McCarthy, dove il mondo incenerito in cui il padre cerca di salvare il figlio è un mondo “che la madre, con un gesto estremo, ha rifiutato” (p.118)

4 pensieri su “La paura degli uomini

  1. Condivido .
    L’esito nichilistico del paradigma temo sia fatale piu’ che potenziale e l’indifferenziazione dei sessi è probabilmente solo un aspetto del processo entropico che segna questo tempo ( o la storia umana ?).
    Guenon direbbe che si tratta di un processo dissolutorio che costituisce la rotaia verso il mondo della quantità pura .

    A me comunque interessa particolarmente una cosa molto piu’ terra-terra ossia il meccanismo di promozione culturale del paradigma .
    Non so cosa darei per capire se è un processo naturale (irreversibile ?) o socio culturale .
    Se è originato da motivi immanenti o se esistono delle menti umane che lo spingono e pagano le (non indifferenti) spese.

  2. Probabile. Però è un processo culturale piuttosto invadente .
    L’ideale per togliersi il dubbio sarebbe trovare un libro ben promosso e pubblicizzato che dice le cose che ha scritto lei prima .

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