Rileggo Simone Weil 64

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Roma è il grosso animale ateo, materialista, che adora solo se stesso. Israele è il grosso animale religioso. Nessuno dei due è amabile. Il grosso animale è sempre ripugnante. Non c’è spiritualità se non là dove il grosso animale si dissolve; e allora, inevitabilmente, la vulnerabilità rispetto ai pericoli esterni è grande. E tuttavia è l’imperialismo, non il disordine, che ha rovinato Atene e di conseguenza la Grecia. (III, 177)

Questo passo può leggersi in modi diversi. Anzitutto come ennesima prova del sostanziale rifiuto weiliano dell’organismo politico-sociale (in cui l’immagine del grosso animale eccede i confini assegnati da Platone), della res publica in quanto tale. Ove si può obiettare che anche la Grecia prima di Pericle era un insieme di stati-città organizzati politicamente (e in perenne conflitto, nella coscienza collettiva greca l’uomo realizzato non è il filosofo ma il valoroso oplita). Ma si può leggere anche girardianamente, in un certo senso, poiché quel che tiene insieme le cellule del grosso animale e lo rende coeso e forte rispetto ai pericoli esterni è la fondazione del gruppo in quanto tale. Il gruppo si concepisce in relazione ad un esterno a sé, che è il nemico (potenziale o presente) e si salva dalla dissoluzione all’interno col meccanismo della persecuzione (Socrate è esemplare).

Tuttavia, l’idea di una Chiesa universale è strettamente legata a quella di un Impero universale, e di una pace altrettanto universale. Resta da vedere poi se di sangue versato sia più responsabile l’idea di impero o quella di libertà dagli imperi.

Un pensiero su “Rileggo Simone Weil 64

  1. acutezza di vedute, quelle della Weil, uno scontro tra titani, e il potere dell’impero è ciò che lega queste due realtà…l’impero semina e seminerà sempre sangue, il disordine ne è una conseguenza …
    non potrà mai esistere un impero universale, perchè l’impero è costituito dalla predominanza di pochi (la legge del più forte).

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