Mio nonno materno era un pittore. Un pittore professionista, uno che viveva del frutto della sua arte. Non era un modernista, né un innovatore: era un attardato, un erede dei macchiaioli. Aveva una grande tecnica, dipingeva ritratti, paesaggi e nature morte. Era l’ultimo erede di una tradizione familiare antica. Dalla prima metà dell’Ottocento, il ramo della grande famiglia Ghedina da Cortina d’Ampezzo, da cui uscì mia madre, era stato fecondo di artisti: il mio trisavolo Giuseppe Ghedina, suo fratello Luigi, e il mio bisnonno Gaetano, e mio nonno Gino.
Del nonno Gino non ho molti ricordi. Morì nel 1955, prima che io compissi 5 anni. Ricordo qualcosa. Viveva con noi, in un appartamento in affitto a San Giacomo dall’Orio, a Venezia. Il suo atelier era una soffitta. Ricordo il cavalletto, i pennelli, i tubetti dei colori, le spatoline. Ricordo quando mi fece il ritratto, che dovevo star fermo a lungo, e per me non era facile. Ricordo il suo basco blu e la sua barba, che mi sembrava strana, perché di uomini barbuti come lui non ne vedevo in giro. Ma i suoi quadri, che riempivano le pareti di casa, sono stati importanti per la mia formazione. Erano immagini della realtà vista da un altro sguardo, tradotte da un’altra mano.
che bella espressione severa!
è un bel ricordo…
Anche mio nonno Gino faceva il pittore.
Era proprio bravo e si vede che il suo mestiere lo sapeva fare. Penso che anche a quei tempi non fosse facile vivere d’arte perciò, se ci riusciva, significa che era apprezzato ed aveva di conseguenza tante commissioni.
Nascere in una famiglia dove l’arte si respira aiuta molto a formare il senso estetico e direi anche umanitario, è da considerarsi un di più che un individuo può avere dal destino.
Bellissima interpretazione dell’albero genealogico…una Storia da cui scrivere un libro…L’infanzia e sfuggente come un lampo di primavera .. la nostra Vita è un Grande Libro da leggere,riccordare sentimenti di un tempo, dove a volte cade una lacrima..
Che bei ricordi! Che bel quadro.