Elisabetta Liguori ha scritto per Bibliosofia una nota sull’ultimo romanzo di Mario Desiati. Comincia così:
Mario Desiati con questo suo nuovo romanzo, quello che non esito a definire della piena maturità e consapevolezza letteraria, ci offre un affresco ampio di quella che è la vocazione alla tragedia tutta meridiana.
Una voce maschile quanto impietosa, la sua, che rovista a fondo nella terra, nella giovinezza e tra le donne del sud. Una voce che sembra volersi opporre all’aura magica che circoscrive da sempre l’immagine del sud, ai suoi demoni leggendari, alle tradizioni, agli incubi del malocchio e dell’infelicità, per dare agli stessi la luce della razionalità e della cronaca che meritano, servendosi di un’analisi socio culturale d’altissimo livello. Come affermava Carlos Fuentes ”la tradizione e il passato sono reali soltanto quando vengono toccati, e a volte sottomessi, dall’immaginazione poetica del presente” e infatti nella pagine di Desiati i toni modernamente lirici diventano dettagliata guida storica per chi scrive come per chi legge.
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