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L’Occidente sta perdendo l’idea che matrimonio e famiglia siano una istituzione. Li lega al puro e semplice sentimento, e in questo modo li nullifica, poiché il sentimento va e viene, è per natura instabile.
Il Cristianesimo vide sempre nel matrimonio, e nella conseguente famiglia, l’utilità sociale. Da un lato infatti la Chiesa intese il matrimonio come remedium concupiscentiae («ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere» 1 Cor. 7, 9), dall’altro vide in esso il fine supremo della generazione della prole. E questo è un dato non solo cristiano ma universalmente umano: in tutte le società, per quanto arcaiche, esistono riti di fondazione della famiglia, e questa ha anzitutto una funzione di prolificazione e protezione dei piccoli nati. L’amore cristiano, che non è eros ma charitas, riscatta ogni istituzione umana dai limiti che le sono inerenti a causa del peccato. Quindi l’amore cristiano entra anche nel matrimonio. E purifica anche l’eros. Ma bisogna stare attenti dal punto di vista concettuale. Qui si corre infatti il rischio di incorrere in gravi confusioni. La famiglia in tutte le società tradizionali, per migliaia di anni, non si è fondata su eros. Eros è una potenza destrutturante, terribile, come ben sapevano i Greci. Gli esempi di innamorati nel mondo antico greco e romano sono nella loro quasi totalità esempi negativi, da Elena e Paride in giù. E anche nell’Occidente cristiano le coppie di amanti fondative del concetto stesso di amore, cioè di amore come passione, che è il modo in cui comunemente viene inteso, sono coppie extra-matrimoniali e adulterine, dalle iniziali Tristano e Isotta e Lancillotto e Ginevra a quelle tarde ed epigoniche, di cui tra l’altro resta nella memoria solo il membro femminile (Madame Bovary, Anna Karenina…).
Che poi Maria e Giuseppe costituissero una famiglia tradizionale, e non una moderna nucleare scaturita dall’innamoramento, mi sembra indubbio. Le citazioni evangeliche di fratelli di Gesù significano che Maria e Giuseppe vivevano non come una famiglia nucleare moderna, ma ben inseriti in un contesto relazionale familiare allargato. Un esempio tra tanti: — Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre» — (Mc 3, 31-34; Mt 12, 46-50; Lc 8, 19-21). Passo che tra l’altro mostra come il Vangelo non abbia come fine supremo il rafforzamento della famiglia come istituzione. Infatti la famiglia non è una istituzione cristiana, ma generalmente umana.
È la pretesa moderna di fondare la famiglia sull’innamoramento, su eros (e di volerlo come permanente, sicché gli sposi dovrebbero essere permanentemente erotizzati, sennò sarebbero infelici), a condurre inevitabilmente alla debolezza dell’istituzione familiare, alla crisi del matrimonio, alla fragilità della vita di coppia, eccetera.
Hai letto “L’amore e l’Occidente” di Denis De Rougemont ?
E’ straordinario e su questa lunghezza d’onda. Insieme alla Lettera di Tolkien al figlio (l’ho ripubblicata anch’io a http://www.stefanoborselli.elios.net/news/archivio/00000173.html) dovrebbe essere lettura vivissimamente consigliata ai giovani…
Non per piaggeria, ma devo rinnovarti i complimenti per le cose che scrivi e per il come.
Un caro saluto
Stefano
Sì Stefano, quel libro è stato importante per me (lo lessi nel 1978). Sul rapporto tra De Rougemont e René Girard ho tradotto questo interessante scritto: http://www.bibliosofia.net/files/GRANDE1.htm.
Ricambio il saluto e ringrazio pel complimento.
io mi chiedo ancora cosa sia meglio…
rinunciare ai sogni, convivere con essi nella realtà, illudersi di avere un’altra vita.
la famiglia sta perdendo i suoi valori.
L’ha ribloggato su Brotture.
Mi piacerebbe pensare,anzi credere che il matrimonio tra due esseri,uomo e donna,si fondi sull’amore. “AMORE” inteso come sentimento profondo dell’anima,costituito dal volersi bene,dall’apprezzarsi,non trascurando il desiderio fisico che produce l’effetto emotivo indispensabile.Aborrisco da quel tipo di unioni fatte per convenienza,fin da principio sterili,senza trasporto ne armonia.La vita è fatta di fasi,è fatta di mille esperienze,illusioni,delusioni che inevitabilmente cambiano la coppia.Dovrebbe essere un volersi bene in più,col tempo…Ci vuole la pazienza,la comprensione,il rispetto da entrambe le parti.L’eros si trasforma:non più irruenza,ma un desiderio da completarsi con ben’altro di più profondo! Non è facile: il cambiamento esige maturità,coraggio e saggezza. Forse mancano questi elementi alle migliaia di coppie che si separano o manca la rassegnazione di sentirsi altri,nel tempo.Considero il matrimonio una istituzione religiosa,ma anche sociale,in quanto si deve rispetto ai figli che vengono,dei quali un buon genitore si riterrà responsabile.Per amore dei figli, si è capaci di tutto,in quanto essi sono l’amore più grande.