Politics and Apocalypse 2

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Tra i vari saggi di cui si compone Politics and Apocalypse, di cui ho già detto qualcosa, uno, The Straussian Moment, mi ha colpito per il suo autore. E’ Peter Thiel, grande capitalista tecnologico, creatore del sistema di pagamento Pay Pal e iniziatore di altre grandi imprese. E’ un saggio che mette a confronto il pensiero di Leo Strauss e di René Girard, e ne riporto un passaggio.

Le armi nucleari pongono un dilemma orribile, ma si può (a fatica) immaginare una condizione di immobilità in cui un pugno di stati rimangono bloccati in una guerra fredda. Ma cosa capiterà se la mimesi trascinerà altri a tentare di acquisire le medesime armi per il prestigio mimetico che esse conferiscono, così che la situazione tecnologica non sia mai statica, ma esprima invece una potente dinamica di accrescimento?
Potremmo definire il “progressista” come uno che non conosce nulla del passato e della sua storia di violenza, ed è ancora attaccato alla visione illuministica della naturale bontà del genere umano. E potremmo definire il “conservatore” come uno che non conosce nulla del futuro e del mondo globale che è destinato ad essere, e pertanto crede che lo stato nazionale o altre istituzioni radicate nella violenza sacra possano contenere una violenza umana illimitata. Il presente rischia una terribile sintesi dei punti ciechi di questo pensiero dottrinario, una sintesi di violenza e globalizzazione in cui sono aboliti tutti i confini della violenza, che siano geografici, professionali (per esempio i civili non combattenti), o demografici (per esempio i bambini). Agli estremi, perfino la distinzione tra violenza inflitta a se stessi e violenza inflitta agli altri sta dissolvendosi nel nuovo perturbante fenomeno dei massacratori suicidi. La parola che descrive meglio questa violenza sconfinata e apocalittica è “terrorismo”.
Invero, ci si potrebbe chiedere se per l’eccezionale generazione che per la prima volta ha appreso la verità della storia umana rimarrà possibile un qualche tipo di politica. E’ in questo contesto che si deve ricordare che originariamente la parola apocalisse significava svelamento. Per Girard, lo svelamento di questa terribile conoscenza apre una catastrofica faglia sotto la città dell’uomo. “E’ veramente la fine del mondo, l’apocalisse cristiana, l’abisso senza fondo della vittima indimenticabile”.
(p. 212)

3 pensieri su “Politics and Apocalypse 2

  1. Ci salverà l’ignoranza.
    Non è una battuta, ma è troppo lungo da spiegare.
    Forse ci riuscirò con un romanzo, prima o poi.
    Girard non è veramente post-illuminista: anche lui è vittima del rilancio coatto della dialettica.

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