«L’amore nasce per ragioni incongrue, ogni tanto per equivoco, è intempestivo, non è contemporaneo di se stesso e certe volte solo per caso si rivela» si legge a pag. 76 del bel romanzo di Elisabetta Rasy La scienza degli addii (Rizzoli, Milano 2005). Questo si può dire dell’amore tra due persone, ma anche dell’amore per un’attività, come quella dell’insegnante. Possiamo amare però solo quello che ai nostri occhi appare bello. Di qualunque bellezza si tratti, magari solo illusoria (ma perché quel “solo”, ogni bellezza non è illusione?). E la frattura del tempo è sempre associata alla bellezza, di cui si afferra la presenza solo quando essa si oscura e svanisce. Saper dire addio a ciò che abbiamo amato intensamente proprio perché era perduto, e forse illusorio fin dalle origini, è una delle forme superiori di sapienza.

la bellezza di ciò che amiamo si riversa in noi, ci trafigge della sua luce, ci da energia nuova, si trasforma, forse anche, in bene cosmico…
Saper dire addio a questa bellezza è veramente doloroso.
che belle cose scrivi Fabio…
ciao
C.