politica
Autismo, questione politica
L’autismo si viene dunque configurando anche come un problema politico, ed è un problema del quale la politica italiana fino ad oggi non si è fatta carico. È un problema politico anzitutto perché è un problema di equità. Mentre tutti sanno che, fintanto che non crollerà il welfare, nel caso di una grave malattia l’operaio e il manager dal sistema sanitario avranno sostanzialmente la stessa risposta, saranno trattati nell’ospedale pubblico allo stesso modo, se io ho un figlio autistico e sono un povero diavolo, magari culturalmente poco attrezzato e non in grado di muovermi all’interno della grande offerta di informazione e disinformazione che c’è, non sono assolutamente nella stessa condizione della persona ricca e colta, in grado di decriptare e interpretare le informazioni, di trovare la giusta strada con i giusti appoggi, e sostenere i costi delle terapie private. Qui c’è un’ingiustizia gravissima, di cui la politica deve farsi carico, se siamo e finché siamo all’interno di un sistema che si pretende democratico e che quindi ha alla base l’idea che la salute è un diritto di tutti, a prescindere dall’appartenenza a caste o classi sociali. Per questo l’autismo è un problema politico, che mette sotto questione la politica italiana di oggi. Continua a leggere
Campanula
Concentratevi su di un fiore in un prato, come questa campanula. Guardatelo con attenzione, fissate il vostro sguardo su di esso. Non lo sentirete infine cantare? E una volta sperimentata questa bellezza, e bevuto a questo calice, non avvertirete il richiamo alla battaglia, per difendere il diritto di tutti gli esseri umani alla bellezza? Perché non c’è solo il pane, e solo il circo e il lupanare. Questa campanula ha un valore politico. E forse anche militare.
In vendita
Penso che sia universale convinzione, almeno in Italia, che tutti siano in vendita e si tratti solo di accordarsi sul giusto prezzo. Dunque, come pensare che non si trovino facilissimamente molte persone disposte a fare strame di ogni precedente dichiarata convinzione, di ogni affermato e proclamato principio, di fronte all’offerta di una posizione prestigiosa, di vantaggi, di prebende? Ma a quelli che si sdegnano per il Berlusconi che compra tutto e tutti io propongo questa domanda: che fareste voi, che campate con una pensione o uno stipendio impiegatizio o un salario operaio, se Verdini vi proponesse un seggio regionale o parlamentare, che vi darebbe tanti più denari per voi e per la vostra famiglia? Direste: tienti i tuoi sporchi 13.000 euro mensili, che io mi accontento dei miei 1300? Hic Rhodus, hic salta!
Nomina non tenemus
Si chiamava Forza Italia, poi è diventato Partito della Libertà o PDL, che molti, non so perché, volgono al femminile, come Casini che dice la PDL. Ora deve cambiare nome di nuovo, per le note vicende con Fini, il quale a sua volta dovrà trovare un nome per il partito che fonderà. “Io voto futurista” suona bizzarro, ma in realtà qui i nomi sono impazziti, cambiano continuamente, con lo stesso fervore vulcanico con cui sprizzano dal sottosuolo i Calearo e gli Scilipoti. L’inconsistenza, l’impermanenza sembrano la cifra politica dell’oggi. Quanti partiti, movimenti, soggetti politici, ammucchiate, schiere, branchi e greggi abbiamo già visto negli ultimi 15 anni e dovremo vedere nei prossimi… La persistenza delle stesse facce cardinali però, i volti stabilmente presenti attorno cui ruotano le miriadi di personaggi secondari che sorgono dal nulla e vi risprofondano, quella persistenza dice che la fluidità del sistema politico è solo apparente. Possono sorgere sempre di nuovo Partiti dell’Amore, Poli della Nazione, e tutto ciò che i pubblicitari e i sondaggisti forniscono a Berlusconi & Soci, ma i poteri e i potenti reali sono sempre gli stessi, immutati (o quasi).