
Come l’armonia invisibile è, secondo Eraclito, più importante di quella manifesta, così un atto di violenza segreto è più tremendo di uno aperto. (p. 136)
La diffidenza nei confronti di chiunque si accosti al proprio oggetto al di là degli apparati è uno dei segni dell’epoca della tecnica e del suo progresso. Risulta sospetto, per esempio, il tale che, leggendo la Bibbia, aggiunga una nuova osservazione senza essere un professore di teologia. Ma, anche se lo fosse, ci sarebbe da fare una distinzione ulteriore tra studiosi dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Ciò significa però rovesciare le cose, perché questo tipo di conoscenza specialistica costituisce una delle ragioni per cui si è esclusi dalla ricchezza originaria degli oggetti. Mosè e Cristo si sono rivolti a spiriti di ben altra natura e continuano a farlo anche oggi. Un sarto, un giardiniere, un contadino, un pescatore possono essere più vicini al testo e attingere alle sue sorgenti più profonde, non certo in virtù della loro professione, bensì della loro ingenua freschezza. Ci leggeranno qualcosa di nuovo, ne ricaveranno un’acqua vitale, e quella novità verrà a coincidere con il testo antico, con il testo sacro originario che ancora si rivela nella Parola. La fatica di Sisifo degli eruditi della Scrittura, invece, che porta nel vuoto su strade sempre più sottili, andrà dispersa. (p. 194)
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