L’AMANTE
Nell’alto cielo ai limiti di sera
l’inerzia che ogni giorno lo consuma
si fa corposa.
L’alta mancanza, spaziale frutto
già consumato ai limiti del giorno,
non lo riposa.
Brevi in silenzio sono andati gli anni.
Incomprensibile frutto di vita
prigioniero dei molti anni,
ora la carne è pronta a coglierti
ma lo spirito è vecchio, vecchio, vecchio.
Illuminazioni rapsodiche offendono
il limite corposo delle cose
che gli son care.
Offesa resta l’incapacità di dire
il tremendo profumo delle rose.
Tremano i vetri delle grandi case
carezzati dal sole del tramonto
pallido e strano
e sui prati si destano miriadi
e aprono le orecchie della sera.
Per questo stesso istante ti lasciavo
molti anni fa, né più ti ho vista, amica,
e ancora resta il tremore del futuro
che incarnava i fantasmi che amavo.
Come dell’usignolo il canto atroce
si spande dagli alberi del fiume,
così trapassa…
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