Nel 1997 il Comune di Venezia incaricò l’architetto Santiago Calatrava di progettare un quarto ponte sul Canal Grande (dopo quello degli Scalzi, dell’Accademia e di Rialto). Un ponte che unisse Piazzale Roma, punto d’arrivo delle automobili, alla stazione ferroviaria. Un ponte di cui nessun veneziano ha mai sentito il bisogno. Dieci anni dopo, il ponte di Calatrava è ancora lontano dall’inaugurazione.
E’ un ponte folle. Un’arcata d’acciaio, che si sa che col variare della temperatura si contrae e si dilata: pare che ci sia qui un margine di tolleranza di quattro centimetri, oltre i quali la struttura potrebbe crollare. I tecnici continuano a fare calcoli e ricalcoli, ma l’esito è ancora incerto. Né pare sicuramente accertato il peso che potrà reggere. Sarà scivoloso, perché sulla superficie percorribile Calatrava ha pensato di mettere vetro. E sarà brutto, come molte opere degli architetti geniali come Calatrava.
Il costo è enorme. Dall’inizio si è raddoppiato, triplicato, continua a crescere incessantemente. Mi pare che rappresenti l’essenza di Massimo Cacciari, come politico e come filosofo: Krisis.
Il “Ponte degli Scalzi” fu costruito in due anni, dal 1932 al 1934, su progetto dell’ingegnere Eugenio Miozzi. Una sola audace arcata di pietra d’istria. In quel punto sì serviva e serve, e starà in piedi per secoli. Per dirla col Poeta:parole non ci appulcro.
Posso ripubblicarla, talquale, in uno dei prossimi numeri del Covile ?
Un caro saluto
Stefano Borselli
Ciao, Stefano. Puoi certamente pubblicarlo.