ROSA ULTIMA

rosa ultima

di Fabio Brotto

Di arcangeli e di fate anche dicevi
alla sera del piccolo che ero
tu vestale del tempo, antica nonna.
E sembrava una fiaba. Ed era il vero.
Altro il vero non era se non fiaba.

L’angelo che ferma il tempo era il più bello.
Ma non venne.
Né per me, né per te.
Venne quello del tempo veloce.
Dieci anni fece un giorno.
Lui che martella il flusso – rovine dentro il cuore.

E la bella fanciulla ho conosciuto.
Ma fu ieri, e oggi sono vecchio.
E la fata non venne,
perché serva del tempo è, non regina.
E la bella fanciulla oggi è una statua
fredda e grigia, e guarda l’occidente.

Io chiedevo, chiedevo, chiedevo
perché sapevo che tu lo sapevi.
Tu – che fissasti il volto meduseo
ora sei pietra, e non mi puoi parlare.

Non ricercavo il nettare segreto
di voluttà delle parole. Alieno
d’ogni potere, al moto sola scala
la mente. Disciplina i veloci brevi anni
lo sai – Shantì – la spina conficcata.
Nel verde sai la rosa dell’assente.

Dentro, un bambino agitato nella culla.
Quarant’anni passati nel cammino
del deserto dei libri, di un destino.
La fame. Intorno il nulla.

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