Il gigante sepolto

26225748Un romanzo difficile da etichettare, un sottile gioco letterario e una splendida narrazione è Il gigante sepolto di Kazuo Ishiguro (The Buried Giant, 2015, trad.it. di S. Basso, Einaudi 2015). Ambientato tra Sassoni e Britanni in un’epoca immediatamente post-arturiana, ha qualcosa del romanzo storico, e la presenza di orchi, folletti e di un drago ne potrebbero fare un fantasy. Ma gli elementi fantastici non hanno in fondo qui un ruolo davvero importante. Folletti, orchi e lo stesso drago da un lato sono molto carnali – c’è, tanto per dire, un orco che muore per aver mangiato (cruda) una capra avvelenata, e una spada affilata e un po’ di coraggio sono sufficienti a tenere a bada le creature non umane, e lo stesso drago, il drago-femmina Querig, quando alla fine appare è assai malandato e prossimo a morire, come un qualsiasi animale, di vecchiaia. Vecchio è il drago, come vecchio è l’ultimo (o penultimo) superstite della Tavola Rotonda, Galvano, che risulterà essere legato al drago stesso da quello che è il problema fondamentale, assolutamente non fantastico ma realissimo, del romanzo: se un oblio totale possa essere cosa migliore del ricordo, quando il ricordo sia di male e malvagità, memoria di azioni che possono richiedere vendetta o generare ancora sofferenza.  Nel romanzo emergerà infine che lo scomparso re Artù molti anni addietro ha svolto un’azione di realpolitik durissima: per pacificare Britanni e Sassoni ha compiuto eccidi nei villaggi di questi ultimi, e  incaricato poi Merlino di fare un incantesimo che ne cancellasse il ricordo, per interrompere il ciclo della vendetta. E Merlino ha fatto portare Querig, il drago-femmina, sopra una montagna, e dotato il suo fiato rovente del potere di generare una nebbia che si spargesse ovunque, la nebbia dell’oblio. La vicenda del libro è quella di due anziani coniugi, vissuti per molti anni sotto la nebbia del drago, che ad un certo punto decidono di partire alla ricerca del loro figlio, di cui non ricordano quasi nulla, una tipica quest: Vogliono recuperare il ricordo, tutti i loro ricordi, per quanto possano rappresentare un pericolo per la loro stessa amorosissima relazione coniugale; e vorranno infine, per questo, che il drago muoia, associandosi a tal fine ad un misterioso guerriero sassone, che per motivi politici ha avuto dal suo re l’incarico di sopprimere la creatura. Due protagonisti molto vecchi: anche questo non è tipico, non solo del fantasy, ma del romanzo in generale. Anzi, se aggiungiamo che è vecchio anche Galvano e che il drago è decrepito, potremmo concludere che questo è anche un romanzo sulla vecchiaia, come età in cui si può ancora amare e agire, oltre che sulla inesorabile fine che attende anche i migliori.
Divido i romanzi, per quel che riguarda me come lettore, in due fondamentali categorie: quelli che fanno nascere in me l’interesse, la cura, per il destino di uno o più personaggi, e quelli che non ne fanno nascere alcuno. Il romanzo di Ishiguro appartiene alla prima categoria.

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