La Questione di Israele

Cartoon on Facebook page of news portal Ognuno vede solo quello che è predisposto a vedere, soprattutto in rebus politicis. Predisposto dalla sua educazione, dalle esperienze avute, dalle persone incontrate, dalle letture, dalle venture e dalle sventure. Così è per quel che riguarda il conflitto israelo-palestinese. Nessun cuore è imparzialmente sospeso a metà del campo, gli uni inclinano col sentimento da una parte, gli altri dall’altra. Non conosco una sola persona fredda ed equanime di fronte ad una materia così rovente. Quindi secondo me è inutile e controproducente mostrarsi al di sopra delle parti: è una posizione senza fondamento. Per qualsiasi dialogo anche qui da noi, per qualsiasi compromesso anche nel discorso comune sui media, bisogna dichiarare anzitutto da che parte si sta, anche se si sta da quella parte con moltissimi se e moltissimi ma. È pieno intorno a me di gente istintivamente, visceralmente filo-palestinese. Conosco qualche raro filo-israeliano. Io mi professo amico di Israele, e la mia profonda convinzione è che l’unico presupposto veramente essenziale per una chiusura del conflitto, benefica anche per i Palestinesi, sia il riconoscimento dell’esistenza dello Stato ebraico da parte di tutti gli attori politici della regione. Finché quel riconoscimento generale non ci sarà, tutto sarà vano: ogni accordo fragile, ogni struttura statale palestinese caduca, ogni sogno di pace illusorio. La Questione Palestinese è la Questione Israeliana.

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