Bambini morti

morte Brotto Attilio Aurelio 1886 (2)

Aveva solo sei anni e otto mesi quando morì, Attilio Aurelio Brotto, figlio del mio bisnonno Tomaso e di Orsola Maria Duprè. Fino all’altro giorno non sapevo che un mio prozio fosse morto bambino, nel lontano 1886. Nell’Ottocento la morte di un bambino era un evento frequentissimo, il tema della culla vuota un triste tema ricorrente. Denutrizione delle masse contadine, scarsa igiene, assenza quasi totale di strutture ospedaliere (e mezzi di trasporto lenti), Welfare State inesistente, e mancanza di farmaci che noi oggi diamo per scontati, come gli antibiotici, facevano della nascita un rischio grave per madre e bambino, e dei primi anni di vita un periodo molto difficile. Sono cose risapute, ma quando ho letto gli atti di morte di un paese come il mio natale (Zero Branco in provincia di Treviso) nel tentativo di ricostruire l’albero genealogico della mia famiglia, e ho passato in rassegna gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, sono rimasto molto colpito. Quanti bambini di pochi mesi o anni morivano in quel tempo! Un numero impressionante. E se Tomaso e Orsola persero quel figlio di sei anni (non oso immaginare le sofferenze), il fratello Enrico Brotto e sua moglie Bianca Sagramora furono molto più duramente colpiti dal destino: nel 1874 muore la figlioletta Luigia, all’età di 10 mesi; nel 1877 muore Luigia Angelina, all’età di due anni e cinque mesi; nel 1879 il figlioletto Luigi, all’età di otto mesi. Sono anche gli anni della tremenda epidemia di difterite, alla quale Carducci dedica l’ode barbara Mors. Non ci sono parole per commentare una simile strage di innocenti. Allora non c’era né antibiotico né vaccino. Ed essere, come era Enrico, un possidente non metteva al sicuro i tuoi figli. Tristezza di piccole tombe scomparse, di nomi svaniti nel nulla.

2 pensieri su “Bambini morti

  1. Non oso immaginare quanto grande possa essere la sofferenza per chi perde un figlio, se poi sono addirittura più di uno penso che lo strazio sia immenso, inconsolabile.
    E’ vero, sono piccole bare svanite nel nulla, hanno una seconda vita solo quando persone come lei fanno ricerche sui proprio avi!!
    Patrizia

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