Emys orbicularis, la tartaruga palustre, un tempo molto diffusa nelle zone umide, nelle paludi e nei fossi dell’Italia del Nord. Da non confondersi con quelle tartarughine esotiche, terrapin dalle orecchie rosse, che negli ultimi anni sono state abbondantemente acquistate da molti per essere tenute negli acquari, e spesso poi liberate negli stagni, nei laghetti, ecc.
Negli anni Cinquanta, a Venezia, a Rialto o presso il Ponte dell’Accademia, un vecchio con un grande mastello di ferro pieno di tartarughe palustri le vendeva per pochi soldi. La gente le comprava per i bambini. Ma pochi sapevano che si trattava di tartarughe palustri carnivore, e i più cercavano di alimentarle con pane e latte e frutta e insalata, e le tenevano all’asciutto, come tartarughe terrestri. Finivano per morire quasi tutte, disidratate e affamate. Andò così per la prima che ebbi. Ma poi, nel 1962, grazie all’enciclopedia sugli animali Natura viva, compresi…
View original post 344 altre parole