Un importante articolo di Gianfranco Vitale apparso su Superando.it offre abbondante materia di riflessione.
Può succedere, a volte, che i mass-media propongano l’uso esasperato di neologismi o di termini fino a poco tempo prima usati – come dire? – “normalmente”, che entrano a far parte, tout court, del nostro bagaglio comunicativo. È capitato ieri, ad esempio, con “nella misura in cui…” o “un attimino”, succede oggi con il “detto questo…”, con lo “stacchiamo la spina”, con “l’infantilismo intra-uterino”, e anche con l’abuso (avete notato?) dell’aggettivo “ottimo” e via dicendo.
In questo clima inflazionato, capita magari – persino a una modesta persona come il sottoscritto – di veder giudicato svariate volte, con la patente di “ottimo”, un normale intervento sul tema del cosiddetto “dopo di noi” [“‘Dopo di noi’: costruire il futuro, conoscendo il presente”, pubblicato dal nostro giornale, N.d.R.], in cui francamente credevo di essermi limitato a sottolineare…
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Penso, forse sbagliando, che ci siano troppe persone che fanno facile un problema che facile non è per niente. Ho letto tutto l’articolo di Gianfranco Vitale e l’ho trovato molto interessante e chiaro.
Proprio qualche giorno fa ho visto un libro intitolato se non erro “Dopo di noi…” (scusami ma non ricordo il titolo intero) e ho subito pensato “già, una volta che mancheranno i genitori, chi penserà a questi ragazzi”…. Credo che sia uno dei pensieri che voi genitori avete continuamente e che vi fa soffrire e anche parecchio!!
Grazie per avermi dato la possibilità di leggere l’articolo di Vitale.
Un caro saluto, Patrizia
Hai ragione, Patrizia. Quello è il pensiero dominante! Un caro saluto.