The Phantom of the Ego

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Il sottotitolo di questo bel libro di Nidesh Lawtoo, Modernism and the Mimetic Unconscious (Michigan State University Press 2013) è eloquente: il contenuto del libro è un allargamento della teoria mimetica di René Girard sul versante dell’inconscio mimetico come si andava configurando, prima dell’ingresso condizionante della speculazione di Sigmund Freud, in autori del Modernismo (da Nietzsche a Lawrence a Conrad a Bataille, passando per Bernheim, Tarde, Harrison, Lacoue-Labarthe e Janet). Lo sviluppo attuale delle neuroscienze, secondo Lawtoo, tende a erodere l’idea di una qualsiasi preesistenza dell’ego alla socialità: l’ego nasce in relazione, è costitutivamente relazionale fin dal suo inizio, e il suo inizio è segnato dalla mimesi: «… l’ego non nasce nell’isolamento ma in una relazione di comunicazione inconscia e mimetica con gli altri. […] … la soggettività, fin dal suo inizio, deve essere ripensata in termini relazionali, imitativi. […] L’ego non dovrebbe essere visto come la causa della mimesi ma come suo effetto: la mimesi non segue l’ego ma lo porta all’essere.» (p. 271) Superata la lunga parentesi freudiana, cui in qualche modo anche l’idea girardiana della struttura triadica del desiderio rimane in parte debitrice, la teoria mimetica deve riscoprire nei teorici e scrittori modernisti della mimesi inconscia i suoi precursori, il cui intuito ha preceduto le attuali scoperte delle neuroscienze e può illuminarne ancora oggi il significato. Poiché secondo Lawtoo i grandi modelli romanzeschi sui quali la teoria di Girard si fonda non bastano più: «La folla moderna non tiene conto dell’esperienza, ancora egocentrica, di una rivalità mimetica tra soggetto e modello, “copia” e “originale”, ma dissolve l’ego in un fiume di simulacri dove la copia non solo precede l’originale, ma fa esplodere la stessa ontologia della mimesi, lasciandosi dietro uno strano mondo di fantasmi» (p. 289)

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