Il protagonista di questo libro di Sándor Márai è Gyula Krúdy, uno scrittore del primo Novecento magiaro, un raffinato dandy. Marai ne narra una giornata, l’ultima della vita, in cui “Sindbad il marinaio” esce di casa per recarsi in città, nei luoghi da lui amati, passando dal bagno turco al ristorante, e finendo per cantare un’ultima volta in sé l’elegia dell’antica vita ungherese. La ricchissima, avvolgente e nutriente prosa di Marai si fa qui poema sinfonico, che anche un orecchio non ungherese come il mio può apprezzare e godere. In questo straordinario congedo si può identificare chiunque sia portato a meditare sui vani disegni degli umani, e sulla bellezza del mondo che essi abitano come ospiti passeggeri.
