La tecnologia dell’informazione ha diffuso nel mondo una sovrana ignoranza dei molti, confermando il sapere dei pochi. Sta sotto gli occhi di tutti. Se il tempo impiegato sulla Rete venisse dedicato ai libri, l’ignoranza dei molti sarebbe minore. Bisogna, tuttavia, qui stare attenti a non cadere in grossolanità intellettuali. Da sempre è noto che il sapiente sa di non sapere nulla, l’ignorante pensa di essere stabile nelle sue certezze. Ciò che era valido ai tempi di Socrate vale ancora oggi, è intrinseco al mondo dei segni, al logos degli umani. Si può essere, in verità, soltanto ignoranti, ma è il modo che conta. Da un lato, il progredire della conoscenza scientifica, ponendo sempre nuovi interrogativi, spalanca continuamente nuove dimensioni dell’ignorare, dall’altro anche i più dotti e geniali in una disciplina ignoreranno quasi totalmente tutte le altre, e della loro medesima ignoreranno lati ed aspetti. La differenza sta dunque nell’apertura della mente: da un lato gli ignoranti dalla mente aperta (i meno), dall’altra gli ignoranti dalla mente chiusa (i più). Da insegnante ho coltivato un unico obiettivo generale: aprire, secondo le mie possibilità, le menti degli allievi. La scuola democratica, per come la concepisco io, dovrebbe proporsi di aprire la mente al maggior numero di allievi. Aprire Delfi. Ma per il sistema scolastico italiano, e forse per tutti i sistemi scolastici attuali, Delfi deve rimanere chiusa. Un motivo ci sarà.

Ciao prof. non so quale sia il motivo per cui la scuola occidentale (e tanto più quella orientale) voglia tenere le menti nell’ignoranza, forse si accontenta di incentivare il nozionismo rispetto al sapere dato in termini filosofici e comparativi tra le varie discipline.
Penso che questo affossi letteralmente il sapere in senso lato dato che ogni disciplina è legata attraverso vari e molteplici gangli alle altre. Poi oltre alla scuola direi che una buona parte di colpa l’hanno i media televisivi (visto che di giornali e di libri gli italiani ne leggono pochi) che propinano rari programmi intelligenti e bombardando le menti pigre di pseudo cultura e di ciarpame in nome del dio share che guarda solo agli introiti pubblicitari. Per quanto riguarda la rete deve essere un aiuto a alla curiosità verso la conoscenza e non uno sbrigativo e blando sostituto .
Non credo che le cose cambieranna in meglio, anzi il mondo globalizzato porta anche all’ignoranza globale, l’unica speranza è che ad un certo punto si senta il bisogno di un saper diverso che aiuti l’uomo a migliorarsi e non a regredire. Buona serata, Franca
(grazie per i tuoi articoli sempre calzanti e interessanti)
Grazie a a te. Non sono articoli però, ma solo noterelle.
Se tanti papaveri del giornalismo imperante a destra e a manca facessero i loro articoli argomentati come le tue “noterelle” avremmo di sicuro una stampa piu colta, incisiva e seguita dai lettori che ora trovano raramente dei pezzi calzanti e ben fatti. Buna giornata, Franca
Le suggerisco anche un’approccio sociologico sulla questione della scuola nello specifico il libro La sociologia dell’educazione in Italia di Roberto Moscati. (..)La massiccia introduzione delle nuove tecnologie informatiche nei processi produttivi richiede un più alto livello di istruzione nei nuovi addetti, dato che cambiano i contesti del lavoro, della ricerca scientifica, e i rapporti tra le persone ne sono investiti e condizionati.(..)
Chi per una qualsiasi ragione, non riesce a fare propri i diversi linguaggi, ad essere competitivo se lavora in produzione o a proporre un progetto nuovo a scuola, dal mondo del lavoro viene emarginato o peggio espulso.