Eros è questa fame dell’altro, che vuole fare dell’altro lo stesso. Ovvero, l’alterità dell’altro desiderato non è che lo specchio in cui il desiderante contempla se stesso. Come nella famosa canzone di uno dei padri dell’amore occidentale, Bernart de Ventadorn:
Più non ebbi potere di me,
né più fui mio dall’istante
che mi lasciò guardare nei suoi occhi,
in uno specchio che molto mi piace.
Specchio, dopo che in te mi specchiai,
mi hanno ucciso i profondi sospiri
e così mi perdetti, come si perdette
il bel Narciso nella fonte.
L’Amore e l’Occidente di Denis De Rougemont resta per me un testo fondamentale. Massificato e involgarito, oggi rimane questo principio, da cui tutti i media e la società nel suo profondo sono pervasi: il principio per cui nel rapporto amoroso l’amante non ama l’altro da sé, ma sé stesso amante. E prevalentemente negli uomini se stesso amante, nelle donne se stessa amata.
Ma è bello lo stesso :-)
Nell’Eros la ricerca del piacere, e l’attesa sospesa del suo compimento, sono un viaggio dentro e fuori sé stessi.
Nell’altro ci si bea del piacere donato.
In noi stessi si scandaglia la profondità delle emozioni e delle sensazioni scaturite dalle altrui attenzioni.
E’ uno scambio sottile e sfaccettato, nei due sensi.
L’amante, che è capace, non ama solo sé stesso…o sé stessa.
“Non si può, senza essere ingiusti, parlar male di un sentimento che è sopravvissuto al romanticismo e al bidet”. ( Emil Cioran, a proposito della vitalità dell’amore, in Sillogismi dell’amarezza, 1952).
A parte qualche forse inevitabile amarezza, anche narcisistica, volendo, direi che non sempre l’amore è desiderio di fusione o uno specchiarsi.
” E’ uno scambio sottile e sfaccettato, nei due sensi. L’amante, che è capace, non ama solo sé stesso…o sé stessa”, osserva con giusto e femminile intuito wildestwoman.
Teneri e unici, talvolta gli amanti scorrono uno nell’altro, come le due riviere di una stessa montagna o collina che s’incontrano.
Altre volte, specialmente nelle altezze, mantengono in vita la separazione.
Senza eros non c’è nè vitalità, nè amore, nè bellezza.
Eros della lontananza e bellezza ( che è parola nostalgica) sono ovunque vi siano degli specchi.
Solo in Paradiso – dove più nulla trascina, spinge o specchia – non vi è alcuna bellezza o erotica pulsione.
Forse vi sarà solo musica, molto più importante dell’amore.
In ogni caso, non vi si troveranno amanti occupati a fare i cretini insieme, magari un bel duetto “sottile e sfaccettato, nei due sensi”.
Insomma, immagino che solo in Paradiso non vi siano né romanticismo nè bidet.
Per fortuna, gli amanti non vanno in Paradiso.
Forse non ci vanno, grazie a Dio, per potersi reincontrare e poi di nuovo separare, senza rimpianti, sia sulla terra delle rose e delle spine sia nelle celesti e sottili altezze dell’amore.
Non credo nel paradiso, lo cerco in terra, non aspiro a quello ultraterreno. C’è qualcosa di più simile alla beatitudine di un incontro erotico, magari permeato da sentimenti molto simili all’amore? ( ma cos’è l’amore?)
Sulla musica: davvero è più importante dell’amore? Da cosa sarebbe ispirata, la grande musica, se non da grandi emozioni?
Sul bidet: rivalutiamo lo sguardo che si posa sulle mani che lavano, preparano, indugiano, fantasticano…il bidet come sublimazione dell’attesa e della preparazione. A me l’immagine piace. Il dopo, invece, è il replicare mentalmente immagini ancora vivide e lo sguardo è (languidamente) perso. Gli inglesi (gli anglosassoni) e chi per loro, non sanno cosa si perdono.
Sul romanticismo: tradotto nel linguaggio dei blogger, me lo immagino glitterato (bleah). Al bando il romanticismo. W l’Eros.
Non so se ci sia qualcosa di più simile alla beatitudine di un incontro erotico, ma forse la trance erotica potrebbe essere un pallido riflesso della beatitudine divina.
Forse somiglia alla beatitudine anche quel momento in cui, all’alba, finalmente l’amante parte in taxi. Per qualcuno potrebbe essere il momento più bello dell’amore.
Può anche darsi che qualcosa di simile alla beatitudine sia l’estasi del santi: un godimento puro, lieve, immacolato, che naturalmente ha il corpo come mediatore indispensabile e ha qualche rapporto con l’orgasmo, ma un rapporto di consonanza, non di causalità stretta. E senza comune misura con il godimento di organo ( la famosa “scarica”, per limitarsi al godimento maschile, perché suppongo che il godimento femminile sia diverso).
L’estasi sarebbe un godimento oltre il godimento ( mi pare lo si possa veder ben rappresentato nelle parole di santa Teresa d’Avila, san Giovanni della Croce, ed altri estatici, non necessariamente mistici).
Per quanto mi riguarda neanch’io credo al Paradiso. Pur non aspirando a un Paradiso ultraterreno, non lo cerco nemmeno sulla Terra. La Terra è certamente più bella del Paradiso, ma è affollata di troppi paradisi e troppi ricercatori di paradisi, quando basterebbe, forse, un po’ di conoscenza.
Dovendo scegliere una meta per il viaggio finale, preferisco non puntare sul Paradiso ultraterreno.Percorrere strade senza paese, sole con il cielo, percorse da spiriti senza culo, dev’essere davvero orribile. Bisogna diffidare degli angeli senza culo né bidè, meglio tenersi alla larga dal Paradiso ultraterreno.
Quanto all’amore, non saprei cosa rispondere. Non lo so, non lo so proprio. Forse perché l’amore non è un sapere, ma una verità che si vive, o non si vive. I morti non vivono l’amore. E, se si è vivi, l’amore è un’esperienza all’interno della quale ci si muove. Ma definire l’amore un’ esperienza sarebbe riduttivo. Quindi preferisco dire che non lo so. Allo stesso modo, non direi mai che il mio amore sia “una relazione”, benchè sia proprio una relazione mi sembrerebbe molto riduttivo. Forse l’amore è meraviglia. Solo meraviglia.
Naturalmente anche la musica, la grande musica così anche come tutte le altre stupide e vere canzoni d’amore, nascono da grandi emozioni – emozioni che, senza essere per questo necessariamente romantiche, possono apparire infinite.
Condivido: abbasso il romanticismo glitterato (bleah!) dei blogger. W Eros !
Vi lascio volentieri la vostra Afrodite e il suo figlioletto: la mia dea è Artemide.
La dea delle vergini e della caccia?
Pare che anche il figlioletto di Afrodite, fanciullo dall’arco o dalla cerbottana infallibile,sia un buon cacciatore. ;-)
Non a caso: la caccia è anerotica, e io lo so bene. Due generi di caccia ben diversi, perbacco. Hanno in comune solo il vino, appunto…
Ah…il vino…altro capitolo su cui varrebbe la pena dilungarsi in un confronto di approccio e consumo…
la caccia è anerotica, vero
poi però i racconti favolistici dei cacciatori sono come quelli degli uomni quando parlano di donne
Il racconto infatti nasce originariamente dalla caccia. Quando, migliaia di anni fa, i maschi della tribù narravano le loro imprese. La raccolta di bacche e tuberi e l’allevamento dei piccoli, e le faccende donnesche in genere, non hanno lo stesso potere generativo della caccia al bisonte (e della guerra).
Lombetto di bisonte rosolato al vino rosso con millefoglie di carciofi fritti, che goduria !
E quante storie per riuscire ad avere la meglio sul bestione nella pampa! Eppure, se mi fosse permesso ironizzare, direi che se nella famiglia di Fred Flintstone, la moglie Wilma si scocciasse di raccogliere sempre bacche e tuberi e di badare a Bam Bam e a Ciottolina, forse potrebbe riciclarsi in ciarliera tessitrice. Diventata maestra del contrappunto, chissà quante storie Wilma potrebbe ricamare sui tessuti. Certo anche questa sarebbe faccenda donnesca, senza il potere generativo della caccia al bisonte e della guerra, però chissà quanti intrighi, piccoli colpi di spillo e sforbiciate potrebbe riservare al suo Fred e all’amico Barney. Potrebbe, per esempio, fra la trama e l’ordito, lasciar cadere nella conversazione una frase del genere: ” Ma quali nuvole scure e lo sterminio della stirpe degli uomini e dei bisonti nella squallida pianura ! Ah, voi guerrieri e cacciatori, sempre con i vostri sogni e le vostre visioni. Guarda Fred, che c’è Ciottolina che fa i capricci e non vuol fare i compiti. Non avrà mica la febrre ?”. Quindi, lasciando il telaio, dopo aver assestato al marito guerriero & cacciatore la storiella della febbre, simile a una punturina di spillo, correrebbe in cucina, abilissima com’è nel cucinare o bruciare bistecche di brontosauro, pardon di bisonte. :-)