Intellettuali

Un fisico che studia i quanti è un intellettuale? Certo che sì. Ma nella vulgata gli intellettuali sono coloro la cui opera ha una ricaduta evidente e quasi-immediata sul piano socio-politico, anzi, soprattutto su quello politico: gli “scrittori” di vario genere. Terminata l’era delle ideologie, appare sempre più evidente la loro natura subalterna al dominio del Mercato tecnotronico-mediatico. Nel loro continuo riformulare l’autocomprensione dello scrittore radicale che provoca e “sconvolge il borghese” sono mero carburante della macchina capitalistica, tanto quanto i rockers e i rappers di ogni specie e levatura.

Quanto più lontani si sentono tenuti dal Centro (rappresentato dalla Televisione), gli intellettuali si avvertono come falliti. Questo determina un risentimento, che tanto più cresce quanto più ci si sente lontani dal Centro. Bondi, che scrive poesie in lode di Berlusconi, di cui è un beato famiglio, non vive nel risentimento ma in una dimensione di grazia. Il mio amico Gennaro Bifido, che ha scritto tre romanzi ambiziosissimi che nessuno ha voluto pubblicare, vive in uno stato di  risentimento divorante, e sogna la catastrofe, lo sprofondamento dell’Occidente, la distruzione di Israele, il crollo della civiltà industriale. E, naturalmente, Berlusconi appeso a testa in giù.

3 pensieri su “Intellettuali

  1. Cultura del risentimento è un termine caro al critico conservatore Harold Bloom che in questo modo fulmino’ definitivamente e senza appello i suoi progressisti e risentiti colleghi (e soprattutto colleghe) di Università .
    Qualcuno notò un ombra di risentimento in questo geniale appellativo , forse perchè una di queste ultime lo aveva da poco accusato (probabimente ingiustamente ) di averla molestata sessualmente .
    Un ombra di risentimento l’ho notata anche io nel suo ultimo libro ; quando avalla l’idea che il vangelo di Giovanni sia un testo piuttosto antisemita Bloom ricorda a tutti i suoi lettori che i Cristiani si sono impossessati di un Dio che era già impegnato con altri.

  2. Il primo passo per uscire, per quanto possibile, dalla condizione di risentimento è riconoscere di esservi immersi. Spesso chi denuncia il risentimento altrui non ammette il proprio.

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