Tartaglia

Lo spazio che separa colui che detiene un grande potere dalla condizione di vittima è sempre limitato, spesso esiguo. In ogni momento l’uomo potente può diventare una vittima. L’imperatore romano finisce quasi sempre ucciso da una congiura di palazzo, dal veleno o dal pugnale di un pretoriano. Il re deve temere il tirannicida, o il suo stesso figlio che brama per sé la corona. O il folle, che compie il gesto insano di violenza che lo fa uscire dalla Periferia (in cui è indistinguibile dagli altri e quindi privo dei connotati che lo possono rendere oggetto di persecuzione) e lo colloca nel Centro, dove stanno le vittime, attuali o differite. Il gesto violento di Tartaglia lo ha reso sacro, nella forma che il sacro ha nelle società tecnotroniche: ovvero famoso, presente nei media, fuoruscito per sempre dall’oscurità nella quale vivono i più. La sua probabile infermità di mente accentua il carattere di sacralità del tutto. Abbiamo qui il pazzo, il sangue del re, e la folla che non ha effettuato il linciaggio per il solo fatto che esiste lo Stato. Siamo in una democrazia avanzata, ma i rapporti umani fondamentalmente sono sempre regolati dal meccanismo vittimario del capro espiatorio. Con la differenza, rispetto alle epoche lontane, che lo status di vittima è assunto volentieri e usato contro gli avversari politici, secondo la logica del “linciamo i linciatori”. Una spirale infinita, che per fortuna rimane solitamente sul piano verbale, ma che può sempre convertirsi in altro, per un nonnulla, come con un brivido tutti in Italia hanno capito.

7 pensieri su “Tartaglia

  1. E’ da un po’ di tempo che lo indicavano, a gran voce, come l’Orco di Arcore e il Miliardario che suona il piffero, nonché capomafia, piduista e psiconano. Viene in mente quel proverbio inglese che dice: « Dai al tuo cane un nome spregevole e impiccalo » ( « Give your dog a bad name and hang hit »)… E’ come se nel Tartaglia si fosse concentrato e poi scaricato quell’odio anti-Berlusconi che, purtroppo alimentato dai politici e da gran parte della classe letterata italiana, negli ultimi tempi è dispiegato nella società ( come ai tempi del delitto Calabresi, dell’assassinio di Aldo Moro, eccetera).
    Chi detiene il potere è un « diverso », e in quanto tale già in qualche modo « sacro », idoneo per occupare il luogo del « capro espiatorio » di turno. Come dire, da questo o quel gradino più o meno periferico dell’arena sociale : « Dacci oggi il nostro persecutore quotidiano ». Se poi il « potente » è anche indicato come un « mostro », un onesto pazzo non può che cercare di liberarsi da quell’insopportabile Orco di Arcore che lo perseguita, magari lanciandogli in faccia una kitchissima riproduzione del Duomo di Milano, che avrebbe potuto anche ucciderlo. E di Tartaglia ve ne sono non pochi nella folla e nei blog. Certo, sarebbe assurdo, oggi, linciare il linciatore, lapidare il lapidatore e assassinare l’assassino. Oggi, in democrazia, sembra più sensato trasformare l’aggressore in vittima e, seguendo il Di Pietro-pensiero, accusare la vittima di avere « istigato » il suo carnefice.
    D’altra parte, anche se lo status di vittima può essere assunto volentieri, forse non sempre la vittima va a disporsi da sola e volentieri sull’ara del sacrificio. E’ il motivo per cui, dopo averla colpita, di solito si dice alla vittima: « Te lo sei meritato, mostro ! », oppure – seguendo il Rosy Bindi pensiero – « E adesso non fare la vittima ! ».
    Si tratta di un uomo di 72 anni che sanguina in diretta mondiale tv, umiliato dall’odio politico che lo indica come « nemico da abbattere ». E’ difficile, quasi impossibile, non essere né vittima né carnefice, guarire dall’ « assurda » spirale dell’invidia e dell’odio. Ci hanno provato i Comandamenti dell’antica Legge e infine anche Gesù Cristo, portando la Grazia e la novità dello Spirito, ma a a quanto pare con scarso successo.
    Da parte di numerose persone sensibili e riflessive c’è una solidarietà a Berlusconi senza se e senza ma. Auguri di pronta guarigione a Silvio Berlusconi e anche a noi spettatori di quella cosa vergognosa, orribile, ringhiosa e così italiana, così medio-italiana, che stiamo diventando. Nel brivido che tutti abbiamo provato, forse si sarà anche capito quanto sia sottile e fragile il confine fra civiltà e barbarie incombente. Un soprassalto di consapevolezza, che forse potrebbe convertirsi in altro. Insomma, è accaduto all’improvviso, come a corto circuito e con forti cariche simboliche. Aggiungerei che saggi o non saggi si può sempre trovare il proprio Tartaglia lungo il cammino e fare una figura, se non proprio una fine, balorda comunque.

  2. Il vero potere di Berlusconi non è politico-istituzionale, ma mediatico.
    La società in cui viviamo oggi è nata grazie a questo potere mediatico perché alla base di essa sta l’imitazione-identificazione con Berlusconi da un lato, il risentimento da parte degli avversari dall’altro.
    Quella cosa vergognosa, orribile, ringhiosa e così italiana, così medio-italiana, che SIAMO DIVENTATI ne è il risultato.

    Condivido l’analisi di Brotto.

  3. Sarebbe, tanto per cambiare, « colpa » della società.

    Quella in cui viviamo oggi, tutti noi, “vittime delle circostanze”, sarebbe una società nata grazie al potere mediatico di Berlusconi.

    Il senso di una tale analisi è che, ancora una volta, la colpa di quanto accade di vergognoso e di orribile sarebbe di quel dèmone o « persecutore interno » che è il potente, anzi potentissimo Berlusconi, percepito come una specie di Demiurgo, se non il Creatore della società in cui viviamo.

    Naturalmente non sono d’accordo e non mi pare che questa sia anche l’analisi di Brotto. Nell’attuale contesto politico è innegabile l’influenza dei media. Dubito però che sia tale da renderci già tutti vittime, carnefici o psicolabili come il « povero » Tartaglia & C. Insomma, quella cosa vergognosa, orribile, ringhiosa e così italiana, così medio-italiana, che “stiamo diventando…”.

  4. Penso che la semplificazione (che è un movimento di sacrificio-espulsione per quanto astratto possa essere il piano su cui si pone) sia un portato inevitabile della logica del capro espiatorio, ovvero della logica che sta alla base di qualsiasi visione e azione politica, per quanto raffinata, democratica ecc. essa possa essere. In questa inevitabile tendenza alla semplificazione, che poi si dispiega in modo vario nelle diverse nazioni, da noi rientra la visione di Berlusconi come il catalizzatore di tutti i mali. Dall’altra sponda il meccanismo è sempre operante, e opera fortemente anche in persone come Cicchitto e Brunetta, tanto per fare un esempio, la cui origine nella sinistra socialista dovrebbe costituire una vaccinazione contro il pensiero semplice, e che invece…

  5. Mi spiace, non mi sono fatta capire. Non ho dato “colpa” di nulla a Berlusconi che per quanto mi riguarda potrebbe chiamarsi con un altro nome ed essere di un’altra fazione politica.
    Il problema sta nella personificazione del potere che porta inevitabilmente ad identificare il potere con una persona quindi ad amare od odiare questa persona.
    Intendevo “dare la colpa” al metodo usato da Berlusconi (che, ripeto, potrebbe essere proprio di altri personaggi pubblici) e, ad avvalorare la mia tesi, è stato capito che ho dato la colpa a Berlusconi-persona.
    Così come Berlusconi non costituisce il catalizzatore di tutti i mali (io ho solo detto che il suo potere mediatico, non politico, neanche economico, ha contribuito a plasmare l’odierna società italiana, riagganciandomi a una frase del precendente interlocutore), è altrettanto esagerato ed è un’eguale (ma diametralmente opposta) semplificazione sostenere che la colpa dell’odio è, per esempio, della classe letteraria italiana. Ma non perché sto dicendo che Berlusconi è cattivo e la classe letteraria è buona. Perché così come c’è una parte della società che lo odia (un odio per l’appunto definito “incomprensibile”), c’è anche una parte della società che lo ama, incondizionatamente, appassionatamente.
    Ciò che è successo non è l’inizio di uno scadimento della società, ma il risultato di uno scadimento della società, che ha imparato a ragionare in modo manicheo (ad es. Berlusconi=il male assoluto; chi lo combatte, non importa il modo=bene).
    L’uomo che sanguina (poveraccio) non è stato umiliato dall’odio, è stato glorificato dall’odio.
    Ho commesso una leggerezza nel sintetizzare in poche righe un discorso che sarebbe molto lungo, che prescinde dalla politica.

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