Essays in Friendship and in Truth è il sottotitolo di questi studies in violence, mimesis, and culture editi dalla Michigan State University Press nel 2009. Una raccolta curata dagli studiosi girardiani Sandor Goodhart, Jorgen Jorgensen, Tom Ryba e James G. Williams. Gli interventi sono moltissimi (28), e tutti molto interessanti. Il tratto unificante è questo: ciascuno studioso mostra che cosa abbia significato per lui l’incontro con la persona e il pensiero di Girard. In molti casi quello che si palesa può essere definito come una conversione, o una fulminazione che cambia il modo di vedere la realtà. Mi limito a due considerazioni, che mi paiono non prive di significato, e che sono anche in qualche modo problematicamente connesse. Anzitutto, i seguaci di Girard che qui compaiono sono prevalentemente studiosi di letteratura o di teologia. E sono quasi tutti credenti, per lo più cristiani. C’è qualche filosofo, non c’è alcun antropologo. In secondo luogo, Dei 28 contributi, 26 sono scritti da uomini e solo 2 da donne. Nei dipartimenti di letteratura, filosofia e scienze religiose le donne certo non mancano. Qualcosa impedisce loro di accostarsi a Girard, quello stesso qualcosa che attrae gli uomini?
