Una bambina sbagliata

 copj13Una bambina sbagliata di Cynthia Collu (Mondadori 2009) presenta molti caratteri del romanzo di formazione, con la protagonista (suppongo alquanto autobiografica) che viene seguita dalla prima infanzia ai quarant’anni, ovviamente mediante la tecnica che d’ora in poi chiamerò del ping-pong temporale. Si tratta della tecnica di taglio delle scene che tutti gli scrittori devono usare, e che sicuramente gli editor (questa vil razza dannata) impongono loro nel caso che essi abbiano l’ardire di sottrarvisi. Cioè, perché la narrazione appaia più sapiente e seguirla sia più difficoltoso per il lettore, che deve sudare, si sa, si passa ogni due pagine dal presente al lontano passato, al presente, al passato un po’ meno lontano, finché si giunge al presente-presente. E sempre più spesso la narrazione è tutta o quasi coi verbi al tempo presente (con l’io narrante imperversante, ovviamente), sia che l’evento narrato sia vicino o presente, sia che sia nel passato lontano. È al presente anche nel romanzo della Collu. Ho già scritto altrove che l’uso contempraneo del presente da parte dei narratori è contrario allo spirito profondo della narrazione. Penso che sia invece molto legato al primato del cinema e della TV nell’immaginario anche degli scrittori, i quali naturalmente sentono di aver raggiunto il successo solo quando la loro opera è tradotta in immagine filmica, e tendono anche inconsciamente alla sceneggiatura.
Il romanzo è divisibile in due parti: nella prima, quella dell’infanzia, la Collu riesce meglio. L’unico personaggio del libro che realmente si impone è la maestra Trebuchi, e l’unica scena che rimane indelebile nella memoria è quella del controllo delle merendine delle allieve alle pp. 73-74, con la maestra che ne divora gran parte. Per il resto, man mano che la protagonista Galathea cresce, l’interesse del lettore scema, e infine, nonostante le morti e le sofferenze, nella memoria poco rimane.

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