The Invisible Dragon

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Come Americani, noi siamo cittadini di una democrazia ampia, secolare e commerciale: senza sosta siamo portati innnanzi sulla corrente del mutamento storico e continuamente siamo spinti a lato dalle esigenze dei sogni e del commercio. Noi siamo privi degli elementi comuni interiorizzati della razza, della cultura, del linguaggio, della regione e della religione che tradizionalmente definiscono i “popoli”. Come tali, noi siamo creature sociali gravate del compito di inventarsi le condizioni della loro stessa socialità a partire dalla fragile risorsa dei loro piaceri privati e desideri segreti. Così, mancando dei termini per la comunicazione, noi ci correliamo.
Ci raduniamo intorno ad icone del mondo della moda, dello sport, delle arti e dell’intrattenimento come intorno ad un focolare. E intorno a questi oggetti attraenti tracciamo infinite linee di transito. Ci organizziamo in comunità di desiderio non-esclusive, entro le quali rimaniamo o da cui usciamo seguendo i capricci della passione o il clima dei tempi. Questo modello di organizzazione sociale del tipo “carta meteorologica”  potrebbe essere interpretato come affascinante o sconvolgente, ma non può essere negata la sua efficacia, né la sua pertinenza, né la sua origine.

Dave Hickey, The Invisible Dragon. Essays on Beauty (revised and expanded), The University of Chicago Press, 2009,  pp. 74-75.

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