La vita è una partita a scacchi, come diceva il nonno. Il risultato finale dipende dalle singole mosse, e ogni mossa è condizionata dalle precedenti, e determina quelle che seguiranno. Ci sono periodi, occasioni, in cui si ha coscienza di forgiare il proprio futuro, ma la vita, abitualmente, è spesa semplicemente a vivere – senza porsi problemi, senza domandarsi se le scelte di oggi influiranno, e in quale misura, su quelle di domani.
Anch’io ho vissuto così. La decisione di presentarmi volontario, per esempio. In quel momento sembrava l’unica via di uscita da una situazione alla quale non riuscivo a trovare altri sbocchi – situazione, del resto, anch’essa creata dal bisogno di avere, subito, quello che si desidera, costi quello che costi. Me ne sono pentito quasi subito, poi me ne sono dimenticato, fino al momento del richiamo, alcuni mesi dopo. E ci ripenso adesso; altro tempo è passato, sono in un’altra terra, tra altra gente, chiuso in un campo di prigionieri di guerra.
(Da un racconto di Elettra Bedon, che si può leggere qui)