Filosofia
I
Penetravano il cuore dell’estate
ma entrando dissipava il breve lume
la musica del tempo
e li scioglieva.
Ascendevate le scale sublimi
ma dentro il cuore l’abisso non scavava
vie di rifugio della pace morta.
Né altra luce intendo
se non della fragilità canto sottile,
voce trista, finale
della risacca, della schiuma incenso.
Dove la stasi non è data, al fiume
dei cantori, là scende
l’acqua dolce, che copre
putrefazioni, vecchie cose morte.
L’agilità del Verbo che sedusse
generazioni si franò le rive.
Come canna sbattuta dal vento
sul fango sta il profeta.
Sul fango scrive.
II
Conversazioni amabili,
terre che nessun poeta poté conoscere,
l’impeto di fuga trascinò
dai suoi bianchi furori.
E tu, ragione, la sconsolata,
so che piangesti
di rovine e d’amori.
Oh la passione, l’insostenibile assenza!
Scorrono ora i fiumi
più ambigui che ad Efeso un tempo.
Del flusso silenzioso sorella e dei mortali, chi ti cercò?
Nessuno conta più le orme.
E i rotoli della Legge imputriditi
balbettano sconce parole.
‘Come canna sbattuta dal vento
sul fango sta il profeta.
Sul fango scrive.’
questi tre versi, potenti
me li prendo!
:-)
alta la tua voce, quando il canto la sostiene…
notte
C.