Rileggo i Quaderni di Simone Weil, nell’edizione Adelphi. La lettura della Weil in questi anni mi ha dato molto, forse per la sua immensa distanza in alcune cose (la ritengo una grande catara, e io sono avverso al catarismo), e per la sua vicinanza in altre, lontananza e vicinanza intrecciate.
Perché la subordinazione al capriccio è schiavitù?
La causa ultima sta nel rapporto tra l’anima e il tempo. Chi è sottomesso all’arbitrio è sospeso al filo del tempo; è in attesa (la situazione più avvilente!…) di ciò che l’istante seguente apporterà; riceve ciò che apporta il presente. Non dispone dei suoi istanti; il presente non è per lui una leva che preme sull’avvenire. (I, 129)
Quella per la schiavitù in cui l’umano viene continuamente risucchiato è una preoccupazione costante di SW. Lei pensa che la via di liberazione passi attraverso la gnosi, che presuppone una verità accessibile solo esotericamente, una verità metafisica eterna, eternamente rivelata. Da questo il suo amore per il pensiero metafisico greco e per Platone, e il suo rifiuto della Bibbia ebraica (e il suo orrore per gli Ebrei come popolo).
anche io amo molto Simone…
la sua ricerca della verità, desiderata….quella che tenta di risalire il cono d’ombra in cui ci costringe la condizione umana, per poter così giungere
alla visione della luce.