Dei Romeni

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Quel che si vede e si sente e si legge in questi giorni in Italia è esemplare. Rivela il carattere nazionale (nostro, non romeno) e quel che già molti sanno dei meccanismi del capro espiatorio.

Il nostro carattere nazionale è, purtroppo, un carattere fragile. Ci agitiamo facilmente, scompostamente, oscillando tra lassismo, buonismo menefreghista e indifferentismo morale da un lato, e sdegno furibondo e invocazione di misure draconiane dall’altro. Ci entusiasmiamo per uno stuzzicadenti e ci deprimiamo per una festuca. Quanto più debole andrà facendosi la nostra identità di nazione, tanto più violenti saranno i conati di violenza. E la scuola, riformata a partire dai primi anni Sessanta dello scorso secolo in senso sempre più antinazionale e antistorico (si pensi solo al macello dell’insegnamento della storia nella scuola primaria), ha contribuito non poco all’annebbiamento del senso dell’italianità. Poiché la classe politico-culturale ha visto nell’italianità il fascismo, l’ha in ogni modo depressa. Ci ritroviamo con giovani generazioni che ignorano tutto non solo del Risorgimento, ma anche della Resistenza, e ne hanno solo idee vaghissime. L’avete voluta, eccola qua: l’idra del razzismo e della xenofobia non può essere deprecata e basta, bisogna che non se ne facciano nascere i presupposti. Questi ci sono, ed ora tutti cavalcheranno una tigre che nessuno riconosce per quel che veramente è. I giornalisti che blaterano alla tv sono quasi tutti figli della scuola di Tristano Codignola e successori. Blaterano in pessimo italiano banalità scontate e diffondono ignoranza. Basta il caso presente. Si interroghi la gente sulla differenza tra rom e romeno e si veda. Ma da tempo notavo come si parlasse di romeni sempre. “Arrestata banda di Romeni, Romeno fa questo, Romeno fa quello”. Ed erano rom con passaporto romeno. Per evitare l’accusa di razzismo si generava confusione. Certo c’è la malavita romena che non è rom, ma i criminali che agiscono in Italia sono stati fino a questo momento prevalentemente di etnia rom. E i Rom sono un problema anzitutto in Romania, e lo saranno ovunque fino a quando non saranno stati convinti che non si può vivere da nomadi nell’Europa del 2000. Come non si può vivere di caccia e pesca (purtroppo). E’ un problema di educazione anzitutto. Ma l’educazione richiede preveggenza, e questa da noi è merce rara. Le ruspe hanno effetto elettorale, e la criminalità va stroncata abbattendo le baraccopoli e disperdendo i baraccati sul territorio, e “il Veltro verrà che la farà morir con doglia”.

Un’etnia ben definita e minoritaria è ideale per innescare il processo dell’espulsione, di cui ogni comunità umana ha bisogno. Perché l’umano da sempre espelle. Assimilazione ed espulsione sono la diastole e la sistole delle società umane. Le società si definiscono mediante i limiti che segnano la differenza tra ciò che appartiene alla società e ciò che non le appartiene. Altrimenti le società si ridurrebbero ad una sola (che in fondo è il senso del mondialismo o globalizzazione). La lingua che si parla in una società è il primo strumento di limitazione-espulsione. Sei reso estraneo dalla lingua, entri nel gruppo parlandola. E poi i costumi, le pratiche e usanze. Ma tutte le comunità espellono e assimilano (talvolta con violenza e imperialismo). Anche i Rom espellono chi è diverso da loro. Questo è un universale umano, esattamente come il capro espiatorio.

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La Romania è stata uno dei Paesi del Socialismo Reale, e ben mi ricordo il padiglione romeno (e bulgaro e cecoslovacco, ecc.) ai Festival dell’Unità, con le foto delle grandi conquiste del popolo romeno, sanità efficiente, scuola meravigliosa, lavoratori felici e sorridenti. Chissà se il piccolo Veltro ci andava, a quei festival là, o già pensava solo a Kennedy e all’America. Caduta la dittatura comunista del compagno Ceausescu, è emersa tutta la miseria materiale e spirituale di un popolo cui avevano tagliato le radici. E ne è scaturito un individualismo scatenato. Ho trovato un sito interessante per chi voglia studiare i fenomeni in corso: http://www.buongiorno-romania.ro/ . C’è da restare perplessi, e da ragionare, molto.

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