Una cosmologia teologica è quel che cercano di realizzare Nancey Murphy e George F.R. Ellis nel loro libro On the Moral Nature of the Universe. Sottotitolo: Theology, Cosmology, and Ethics (Fortress Press, Minneapolis 1996). Utilizzando un mare magnum di conoscenze in tutti i settori delle scienze avanzate contemporanee, e soprattutto della fisica, gli autori sviluppano l’idea fondamentale dell’unificazione della realtà sulla base del principio kenotico, ovvero di un’etica dell’autosvuotamento, della rinuncia e della non-violenza, un principio teologico morale che dovrebbe, secondo Ellis e Murphy, trovare conferma sul piano delle scienze. Questo è un libro molto ambizioso, concettualmente ricco e molto sottile. Come sempre accade, la tesi centrale è derivata da una pre-comprensione, che cerca di fondarsi, ma che può ridursi, nella sostanza, ad un atto di fede, che illumina le cose secondo i propri valori. I due autori appartengono a chiese minoritarie. L’uno è quacchero, l’altra un ministro ordinato della Church of the Brethren. Entrambi fanno riferimento esplicito alla grande tradizione anabattista, che vedono radicalmente opposta a quella agostiniano-istituzionale. Essi citano positivamente la teoria di René Girard, assumendola parzialmente nella sua parte sacrificale, ma non aderendo, mi pare, alla visione della fondazione violenta di tutte le culture umane. La violenza viene qui addirittura legata al sorgere dello stato nell’Oriente antico, il che mi sembra una seria limitazione all’intelligenza dell’umano (che dire degli Aztechi e delle violenze tribali, per esempio?). Etologia ed etnologia sono qui assenti, e non è una carenza da poco.
Il libro è interessante come esempio di fatica del concetto, e mi lascia ammirato, ma anche fortemente perplesso.