Trame

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In Trame, di Peter Brooks (1984), edito in Italia da Einaudi nel 1995, leggo:

Il paradigma che ho in mente è chiaramente quello delle Mille e una notte, che ispirò Balzac quando questi cercava di riprodurre la magia di una “leggenda orientale” nella cornice della Parigi contemporanea. Nelle Mille e una notte, le storie raccontate da Shahrazad affrontano un desiderio uscito dai binari normali – quello del Sultano, divenuto sadico e vendicativo dopo l’infedeltà della moglie, tanto che ognuna delle sue amanti viene condannata al taglio della testa la mattina dopo – e lo cura prolungandolo, più precisamente narrativizzandolo.
Nuovamente investito in una serie di narrazioni e di ascolti, il desiderio viene così ricostituito per virtù metonimiche – dopo mille e una notte – finché il Sultano può riprendere una vita erotica normale, sposando una Shahrazad veramente degna del suo nome (“salvezza della città”).

Così, in questa versione allegorica, il racconto risulta salvifico in quanto crea e mantiene acceso il desiderio, garantendo che il punto terminale, da un lato differito dall’altro espressamente indicato e promesso, potrà offrire quel che potremmo chiamare un luminoso ed equilibrato riposo, a un tempo appagamento e prospettiva corretta.
Le narrazioni rappresentano dunque i motori del desiderio che animano e consumano le loro trame, e al tempo stesso mettono a nudo la natura della narrativa come forma di desiderio: il bisogno di raccontare come impulso primario che cerca di sedurre e di soggiogare l’ascoltatore, di coinvolgerlo nel percorso di un desiderio che è incapace di pronunciare il suo nome, di arrivare per così dire al punto, e insiste invece a parlare e a riparlare il suo stesso movimento verso quel nome. A chi analizza i meccanismi narrativi, questi diversi e pur convergenti vettori suggeriscono la necessità di esplorare con maggiore attenzione le funzioni del desiderio, i modelli dell’intreccio, le dinamiche dello scambio e della trasmissione, i ruoli di chi parla e di chi ascolta. (p.66)

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