Sul trattato di Medard Kehl E Dio vide che era cosa buona ho scritto una nota in questo blog. Ora leggo questo libretto Creazione (Schöpfung. Warum es uns gibt, 2010, trad. it. di V. Maraldi, Queriniana 2012). Qui non c’è lo stile paludato e accademico del trattato, si tratta di divulgazione ben fatta: tanto che da essa più facilmente e nettamente emergono le idee del teologo. Non è un testo del creazionismo volgare, Kehl sul piano scientifico accetta la teoria dell’evoluzione, e scruta a fondo le implicazioni problematiche di questa accettazione. Mi piace molto l’insistenza sul concetto del peccato originale come rifiuto dell’umano di accettare i limiti dell’esistenza, la propria buona finitudine (ovvero come brama di infinito: qui in molti cattolici c’è qualche equivoco) (p.73), e l’enfasi sull’autonomia della creazione e della creatura, senza la quale non vi sarebbe libertà (pp. 100 e sgg). Ai miei occhi, tuttavia, si ripresenta sempre una questione: la creazione di cui scrive Kehl, affidata alla responsabilità dell’uomo e compromessa dal suo peccato, sembra coincidere con la Terra. Forse è possibile accettare la visione dell’Universo prospettata dalla fisica moderna e continuare a pensare l’universo degli uomini nei limiti del nostro sistema solare? E le infinite stelle, galassie e mondi? Continua a leggere
Medard Kehl
“E Dio vide che era cosa buona”
“E Dio vide che era cosa buona”. Una teologia della creazione (Und Gott sah, dass es gut war. Eine Theologie des Schöpfung, 2006, trad. it. di V. Maraldi, Queriniana 2009), è un trattato di teologia scritto da Medard Kehl, un allievo di Walter Kasper, con la collaborazione di Hans-Dieter Mutschler e Michael Sievernich. Questo libro è un trattato in stile rigorosamente accademico, estremamente cattolico-tedesco-ortodosso, e perfettamente in linea con l’insegnamento attuale della Chiesa, e che potrebbe tranquillamente essere controfirmato dall’attuale pontefice. Continua a leggere