La differenza del denaro

middle clPenso che senza forme di differenziazione non possa esistere società umana. La cultura oggi maggioritaria (e di molto) in Occidente, l’erede della cultura borghese-liberale nel mondo globalizzato, ha deciso di promuovere in ogni campo e su tutti i piani l’indifferenziazione (con i suoi correlati di relativismo ed equivalenza di ogni posizione e scelta, la cui icona è ora il matrimonio gay). Ma poiché nessuna società umana può sopravvivere senza differenza, in Occidente compaiono qua e là tentativi di ripristinarla su alcuni piani (contro gli immigrati, contro questo o quello). Tentativi destinati al fallimento. Prevarrà la volontà unica della cultura maggioritaria, tuttavia, e l’unica reale differenziazione si darà – come sta avvenendo ovunque – sul piano del censo: diritti formali uguali per tutti, ricchezza distribuita in modo sempre più diseguale (la condizione di quelle che erano un tempo le classi medie è davanti agli occhi di tutti). Da un lato vi è la necessità di incanalare il risentimento sociale crescente, dall’altro disponibilità decrescente di mezzi per poterlo fare. Necessità, contemporaneamente, pena il collasso sistemico, di alimentare il desiderio nella sfera immaginale-mediatica, mentre alla maggioranza della popolazione è del tutto impossibile  accedere alla realizzazione del desiderio instillato, e ne consegue una pesantissima frustrazione. Il capitalismo tecnotronico-finanziario non è interessato alla famiglia, al ruolo della donna e dell’uomo, alle religioni, alle nazionalità, alle razze o stirpi o varietà umane, ecc. Per esso conta solo il denaro, le cui forme appaiono peraltro sempre più astratte, e contano le differenze quantitative nel suo possesso, che inevitabilmente trapassano in qualitative e materiali. Tutto sarà determinato solo dal denaro: è evidente ovunque in tutto l’Occidente, con contraddizioni che sono destinate a farsi sempre più spaventose su scala globale, e con contraccolpi violenti.

Vittime e differenze

La cultura occcidentale contemporanea è profondamente segnata dal vittimismo. Tutti concepiscono se stessi come vittime attuali o potenziali, o si atteggiano a vittime. Anche i potenti lo fanno, e Berlusconi ne è stato l’esempio più chiaro. Come se la vittoria, il riconoscimento e l’onore dovessero spettare a chi presenta più marcati i caratteri della vittima. Perché vi siano vittime occorre però che vi siano persecutori, ed ecco che chi rivendica per sé il ruolo della vittima deve additare i suoi persecutori. Avviene continuamente, e avviene così che Grillo si presenti urlando furiosamente come vittima di Bersani, e Bersani di contro urli minaccioso che Grillo è lui il fascista vittimizzatore. Osservo che questo dilagare del vittimismo in Occidente coincide con un progressivo annientamento delle differenze. Nella coscienza collettiva occidentale ogni differenza è ormai vista come attuale o potenziale ingiustizia, e chi introduce differenze o sostiene le ragioni della differenza viene avvertito come persecutore o reazionario (i due termini tendono a essere intercambiabili). Poiché tutte le differenze devono sparire – tra uomo e donna, tra umano e animale, tra vecchio e giovane, e forse tra morto e vivo. Così chi si oppone al matrimonio omosessuale è un persecutore, chi va a caccia o a pesca è un persecutore, chi mangia carne è un persecutore, chi taglia un albero è un persecutore. La dialettica del vittimismo nel suo nesso con la negazione delle differenze produce mostri, e infine, venendo meno quella tra vittima e persecutore, sprofonda l’umano nel caos.

Differenza

Il mio ultimogenito è autistico. Il suo è un autismo grave, accompagnato da forte deficit cognitivo. Tra le altre cose, non parla. Frequenta la classe quinta della scuola primaria, con maestro di sostegno e addetta all’assistenza. Maestro maschio, attualmente, ovvero una stranezza nell’Italia di oggi. Nel contesto della sua classe la sua è una differenza assoluta, nessuno potrebbe essere più diverso di lui: la condivisione del mondo dei segni, anche al livello più elementare, ovvero di ciò che ci consente la compartecipazione alla comune sfera dell’umanità, è per lui estremamente problematica. Continua a leggere