Infanticidio

L’assassinio di un neonato era una pratica consentita in quasi tutti gli Stati della Grecia, persino tra i colti e civili ateniesi, e ogni volta che la situazione economica dei genitori rendeva scomodo allevare il bambino, non veniva considerato vergognoso o biasimevole abbandonarlo alla fame, o alle bestie selvatiche … Una consuetudine ininterrotta, da quell’epoca in poi, ha talmente sostenuto quella pratica che non solo le dissolute massime del mondo tolleravano quel barbarico diritto, ma anche le dottrine dei filosofi, che avrebbero dovuto essere più corrette e accurate, venivano fuorviate dalla consuetudine stabilita, e in questa, come in altre occasioni, invece di censurare, sostenevano questo orribile abuso, con forzate considerazioni sulla pubblica utilità. Aristotele ne parla come di qualcosa che in molte occasioni il magistrato dovrebbe incoraggiare. Il buon Platone è della stessa opinione, e, con tutto l’amore per l’umanità che sembra animare i suoi scritti, non stigmatizza mai questa pratica.

Adam Smith, Teoria dei sentimenti morali, trad. S. Di Pietro, Rizzoli 1995, pp. 417-418