Genocidio?

bashar-al-assad-siriaÈ più grave il massacro indiscriminato o il genocidio? Sono due forme dell’orrore totale, ma distinguerli è assolutamente necessario. Insisto: in un’epoca e dentro una cultura che stanno precipitando nell’indifferenziazione, occorre distinguerli ad ogni costo. Si dà genocidio quando esseri umani sono sterminati perché appartengono ad una stirpe, ad un genos odiato dallo sterminatore, a prescindere da religione, politica, economia, ecc. I nazisti sopprimevano gli Ebrei poveri, ricchi, di destra, di sinistra, atei, religiosi, ecc. Se una città è abitata da bianchi e neri e un tiranno decide di sopprimere tutti i neri per il solo fatto che sono neri e non bianchi, quello è un genocidio. I moventi secondari, che si intrecciano fino a portare a quello sbocco, e che potremmo chiamare pre-moventi, qui non contano più.
Quello degli Armeni è stato un genocidio, come quello degli Ebrei, dei Tutsi, ecc. Invece gli sterminii nei gulag comunisti prescindevano dall’appartenenza etnica, e per questo, sebbene abbiano comportato la fine di milioni di esseri umani, non possono essere definiti genocidio.
Quello che avviene ad Aleppo, dunque, non è un genocidio, ma un orribile massacro. Assad e i Russi hanno bombardato spietatamente la città perché militarmente, secondo loro, non vi era altro modo di riprenderla, e non già perché fosse abitata da una razza odiata dal capo del regime, e nemmeno per motivi religiosi. Sappiamo, anzi, che sotto quel regime il livello di tolleranza religiosa era singolarmente alto per un Paese prevalentemente musulmano. Viceversa, un sunnita fedele era premiato, e un alawita oppositore tolto di mezzo. Quelli che non erano e non sono tollerati da Assad sono infatti gli oppositori politici. Il trattamento riservato a questi fa orrore ad un democratico occidentale, ma non è genocidio. Assad non faceva eliminare nessuno in quanto sunnita o cristiano, ma solo in quanto oppositore al regime.
Genocidio non equivale a sterminio di massa, non sono fattori quantitativi a determinare la differenza tra strage e genocidio, ma il fine per cui sono perpetrati, l’intenzione che anima l’azione violenta.
Sono fortemente preoccupato dalla degenerazione della cultura dominante, che si sta trasformando in qualcosa di amorfo, in cui ogni parola è intercambiabile, e che è disponibile per questo ad ogni manipolazione.