L’umile luppolo selvatico in Veneto viene chiamato al plurale bruscàndoli. Oggetto di raccolta a primavera, perché le cime si prestano alla cottura, e ci si ricavano ottimi risotti e frittate. Ma più che di raccolta si tratta di una vera e propria caccia. Come dei funghi, anche di questi vegetali bisogna individuare il luogo. Un conto è raccogliere frutti di cui già si sa dove sono e quanti sono, altro è andare alla ventura, senza sapere né il come né il quanto né il dove. E questa è la caccia, qualunque ne sia l’oggetto.
natura
A passi lenti
La Montagna
La montagna, come il mare, è un oggetto di contemplazione infinito. Le montagne sono molte, ma ognuna rappresenta la Montagna, l’unica. E la Montagna può essere vista in tre modi, e si offre a tre domande. Ci sono i suoi piedi, e la domanda è: che cosa c’è ai suoi piedi? C’è il suo ventre, e la domanda è: chi abita dentro la montagna? E c’è la cima, e la domanda è: che cosa si vede dalla cima? La risposta a quest’ultima è anzitutto: altre montagne. Ma ognuna delle tre domande ne genera altre.
Sbranamento
Chissà se la comitiva di turisti in Africa era composta di animalisti. Per qualcuno di loro essere coinvolti in un’azione di caccia di una banda di licaoni sarà stato senz’altro una esperienza sconvolgente, come si capisce dai gemiti. Qui vediamo in tutta la sua potenza cosa sia uno sparagmos, il modello del dionisismo, l’arcaica matrice dell’umano, e l’incunabolo del sacrificio e dell’omofagia.
Guerra universale
Ovunque nell’Universo si trova la guerra, più organizzata in alcune specie e luoghi.
La più bella scena di caccia
La più bella scena di caccia del cinema è probabilmente quella iniziale de L’ultimo dei Mohicani. Da piccolo, negli anni Cinquanta, il libro di Fenimore Cooper è stato uno dei miei oggetti di adorazione, insieme a Due anni di vacanza di Verne e al Libro della giungla di Kipling.
gatto, cane e topo
Questo video mostra un comportamento animale assai interessante. Un cane e un gatto che tra loro sono evidentemente in ottimi rapporti si imbattono in un sorcio. Entrambi cacciatori, si divertono a turno con la stessa preda. C’è sempre da riflettere sul fatto che i due animali amici dell’uomo per eccellenza siano entrambi predatori. Denti e artigli non sono stati dati loro perché potessero mangiare crocchette. E se si ama la natura, bisogna amare anche questo suo aspetto.
La ghiandaia
La ghiandaia è un bell’uccello, con quell’ insegna azzurra nel piumaggio. Non si direbbe appartenere alla stessa famiglia di corvi e cornacchie. Eppure è un corvide anch’essa, come la gazza. E gazze e ghiandaie sono volatili aggressivi e intelligenti, che mangiano di tutto, e amano saccheggiare i nidi degli altri uccelli, divorando uova e pulcini.
Qualche tempo fa, durante una passeggiata nel parco di Villa Margherita, vicino a casa mia a Treviso, ho visto una ghiandaia fluttuare elegantemente tra i rami col suo volo sinuoso, e subito dopo ho udito un pigolìo disperato. E ho scorto un usignolo che disperatamente cercava di allontanare dal suo nido la predatrice, attaccandola con vano coraggio. Nel nido c’erano i piccoli, un ghiotto boccone per la ghiandaia. Nel trambusto, uno dei pulcini è caduto a terra, nell’erba. E un merlo opportunista, come un fulmine, l’ha preso e portato via. Non certo per adottarlo. Così funziona la natura. E i merli, del resto, vedono spesso i loro nidi devastati da gazze e ghiandaie.


