POST VERITÀ, VERITÀ DEL POST. Pseudo-concetto ridotto ad etichetta che si può appiccicare ovunque, quello di “post-verità” sfiora il ridicolo. Quasi tutti quelli che ne discettano nei media non hanno mai affrontato quello della verità. Dunque, al massimo potrebbero affrontare il tema della verità dei POST. E quello della verità dei post è connesso alla loro brevità. Oggi nessuno legge un post se è lungo. Ma “lungo” significa eccedente le due righe. E anche due righe possono veicolare un concetto troppo arduo per la maggioranza degli abitatori dello spazio virtuale. Il POST di per sé, come forma comunicativa, tende dunque a distruggere la stessa percezione della brevità e della lunghezza su cui è stato costruito il tessuto delle relazioni che chiamiamo DEMOCRAZIA, che si fonda sul confronto delle opposte ragioni e sulla loro mediazione dialettica, che come sede principale ha i PARLAMENTI. Quello italiano sta diventando sempre più un luogo in cui non si parla, ma si abbaia. In questo processo distruttivo il fratello minore del post, il TWEET, è ancora più efficace.
La verità del post è la mimesi conflittuale radicalizzata e scatenata.
