L’ordine delle stelle

copUn’opera prima, ma vasta, corposa, e ben matura, L’ordine delle stelle di Monika Zeiner (trad. it. di R. Gado, Keller 2015). Solo che non si intitola originariamente L’ordine delle stelle, e basta, ma Die Ordnung der Sterne über Como. Ora, quell’über Como, ovvero sopra Como, non è affatto pleonastico, ma essenziale nel rapporto tra il romanzo e il suo titolo. Poiché l’ordine delle stelle evoca il Fato, l’inesorabile meccanismo cosmico che macina le vite degli umani, in generale; mentre l’ordine delle stelle sopra Como dice una particolare contingenza, un’ articolazione locale e individualizzata di quel meccanismo: e qui, in un romanzo, è sempre la particolarità dei destini individuali quella che interroga dialetticamente l’universo, alla ricerca di un senso delle vicende umane che sembra inesorabilmente sottrarsi, lasciando gli abitanti dell’Occidente sul ciglio del burrone, come accade al protagonista Tom Holler. Costui è un musicista di talento ma un fallito nella vita sentimentale e nell’amicizia, in un certo senso un uomo la cui formazione si è interrotta e che vive in un limbo angosciato. Storia di amore e di amicizia, L’ordine delle stelle si inserisce nella vasta schiera dei romanzi contemporanei in cui il nichilismo, interrogato, risponde: in modo vago, indefinito, lontano e a volte ammaliante.

Ma l’inverno viene e va come un alito bianco. Glielo aveva detto un giorno sua nonna quando era bambino: la vita vista dalla vecchiaia, dalla fine, è come l’alito di un respiro, come quando si apre la finestra al gelo e si guarda fuori, niente di più. Tom si era immaginato spesso la nonna affacciata alla finestra soffiare per un istante il proprio fiato bianco nell’aria ghiacciata, richiudere le ante e ritirarsi nell’oscurità da cui era venuta. (p. 510)

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