La cagnetta, da cui il titolo, è uno dei tre racconti contenuti in questo libretto (a cura di M. A. Curnetto, Adelphi 2013). Dimostrazione di quanto una narrazione di poche pagine possa essere più densa, più ricca e più soddisfacente per il lettore rispetto a qualsiasi romanzo medio, e anche artisticamente superiore sotto ogni punto di vista. L’eccellenza letteraria di Vasilij Grossman è dimostrata anche dalla sua capacità di affrontare la lunga misura del romanzo-fiume, facendone un capolavoro assoluto, come la ridotta taglia del racconto. Leggere qui: La giovane e la vecchia, il più lungo dei tre racconti, è un romanzo compresso in un una specie di piccola sfera di 28 pagine, che però si scioglie nella mente del lettore senza che questi avverta alcuna forzatura. Ne L’alce e ne La cagnetta l’umano proietta nell’animale la rappresentazione di un bisogno d’amore e di cura che trova una sorta di trascendenza mondana nella dimensione della rappresentazione stessa. Commoventissima e insieme saldamente classica. Vasilij Grossman è un allievo di Čechov, degno di sedere a tavola col maestro.

è molto invitante questa tua recensione, Fabio…ricerco sempre scrittori così audaci da riuscire a condensare la struttura di una storia pur lasciando libera la mente…mi hai proprio invitato alla lettura…
l’unica cosa che stona, perdonami, è la copertina del libro…ci avrei visto molto meglio un cagnolino come quello di Čechov, appunto, in braccio alla signora.
ciao :-)
ho trovato questo libricino oggi in libreria, mentre cercavo altro. mi ha molto incuriosito e penso che tornerò a comprarlo: perché parla di animali, perché sembra scritto davvero bene, con sensibilità e poesia e la capacità di aprire uno sguardo partecipe e commosso verso gli animali. in copertina credo che ci si riferisca agli esperimenti di lanci di razzi fatti con cagnoline come Laijka e la protagonista del racconto qui presente.
grazie per le note di commento, complimenti