La cultura conta (Culture Counts, 2007, trad. it. di S. Galli, Vita e Pensiero 2008) è un libro ottimista. Nonostante duri passaggi come questo: «Esistono tante culture quante civiltà, anche se è possibile appartenere a una civiltà e sapere poco o niente della sua cultura – e questa è la condizione attuale della maggior parte degli occidentali.» (p. 16) È un libro ottimista perché veicola la speranza che la cultura occidentale alta abbia in sé la capacità di sopravvivere all’attuale fase di annichilimento. Non sono convinto di condividere tale ottimismo. La critica scrutoniana delle derive di arte, filosofia, architettura, musica, ecc. dell’ultimo secolo da un punto di vista seriamente conservatore sono per me una dolce musica. Io penso che vi sia molta libertà nel dire: le tendenze dominanti sono queste, ma non mi piacciono, per questa e quest’altra ragione. Le pagine che sento particolarmente mie sono quelle dedicate all’istruzione. Secondo Scruton, «è una delle superstizioni più profondamente radicate della nostra epoca che lo scopo dell’istruzione consista nell’apportare benefici a chi la riceve.» (p. 41) Mentre il vero insegnante non trasmette il sapere per il bene degli studenti, ma tratta gli studenti come fossero un bene per il sapere, perché ama appassionatamente il sapere, e la sua preoccupazione essenziale è affidarlo a menti che vivranno più a lungo della sua, affinché la catena delle generazioni in questo campo non si interrompa, e tutte ne possano godere. Questo è il nucleo dell’atteggiamento conservatore, che non significa affatto immobilista, nel quale mi identifico totalmente.

Bravo prof., condivido in pieno.
Cosa sarebbe il mondo se il sapere non fosse traghettato da generazione a generazione?
Se la società è stata in grado di sfornare menti eccelse in tutti i campi sarà sicuramente dovuto alla superiore intelligenza individuale ma senza la base culturale che c’era alle spalle di certo non si sarebbero raggiunti i risultati che ammiriamo tuttora.
Io sono ottimista poichè credo che ci siano sempre stati i ricorsi storico-culturali nelle arti più varie e dei lunghi periodi di grande decadenza ma il tempo ha il potere di far emergere la vera arte mandando nell’oblio più profondo tutta la paccottiglia che la circonda. Nel mio campo i critici stanno già rivedendo tanti parametri di valore che nelle transavanguardie oramai sono ai minimi. Buona serata e buon S. Francesco a tutti i ragazzi, Franca
Grazie, Franca!
Come sarebbe utile questo post per certuni, buon fine settimana Ghedin