Fra-intendimenti

Fra-intendimenti

Questo libretto di racconti di Kaha Mohamed Aden (Nottetempo 2010) pone, nella sua semplicità e nella levità della sua scrittura, interrogativi pesantissimi. Lo sfondo è dato dalla tragica vicenda della Somalia, una delle ulcere del pianeta, devastata da decenni di guerre e dagli inestinguibili e divoranti odii tra i grandi clan in cui è divisa la popolazione. Nel libro ci sono episodi terribili, in cui si vede la riduzione del valore della vita umana a zero di fronte ai mitra imbracciati da guerrieri-stupratori giovanissimi. E c’è anche la rievocazione di una cultura basata sul rispetto per gli anziani, una cultura saggia a suo modo, e ricca di umanità, ma incapace di fronteggiare i germi di autodistruzione che proliferano al suo interno, e che la vicenda coloniale non è certo sufficiente a spiegare. La foto in copertina mi sembra emblematica. Si vede una bellissima bambina somala in abito tradizionale che ha in mano uno strumento tecnologico occidentale. Di primo acchito e di lontano avevo subito pensato ad un’arma, poi ho visto che si tratta di una radio. Ma poteva essere un’arma, e in ogni caso questa possibilità mi sembra fortemente suggerita. Del resto, anche le parole che viaggiano attraverso l’etere possono essere armi di genocidio.

C’è, tra i tanti episodi di fraintendimento e di reciproca incomprensione tra culture differenti, come quella europeo-occidentale e quella somala, che costellano la narrazione, uno che mi sembra particolarmente significativo, quello della vecchia somala che nella Svizzera italiana deve rispondere alle domande di un funzionario statale, mentre l’autrice svolge la funzione di interprete e mediatrice. Il colloquio risulta impossibile. L’anziana esce infatti da una cultura in cui i giovani non possono rivolgere per primi la parola agli anziani e interrogarli, cosa che invece il funzionario, molto più giovane di lei, fa in un modo burocratico che alla somala risulta incomprensibile. Come quando chiede bruscamente alla vecchia quanti anni abbia (e lei nemmeno lo sa), una domanda del tutto insensata e offensiva per la cultura da cui ella proviene. E la posizione dell’interprete diventa insostenibile e comico-tragica (è un passo davvero bello e terribile).

Infine non si può che riflettere sull’insensatezza, ancora una volta dimostrata, dell’idea che la violenza nasca dalla reciproca non conoscenza. Gli Europei che trattano burocraticamente i Somali, e che non li capiscono (ma c’è anche il viceversa di incomprensione), li accolgono tuttavia in pace, e non li perseguitano. Invece il vicino di casa di Mogadiscio, appartenente al clan Hawiye, che da una vita conosce te che sei del clan Daarood, che parli la sua stessa lingua e condividi la stessa religione e gli stessi usi e costumi, da un momento all’altro diventa tuo nemico, assassino e massacratore.

2 pensieri su “Fra-intendimenti

  1. “Infine non si può che riflettere sull’insensatezza, ancora una volta dimostrata, dell’idea che la violenza nasca dalla reciproca non conoscenza.” : è indiscutibilmente vero, e se ne possono trarre numerose ed inquietanti riflessioni conseguenti. Pensiamo anche per un attimo alla violenza che cova nelle famiglie, di cui soltanto una minima parte salta alla ribalta per la particolare efferatezza che la contraddistingue: sembra dimostrare che, al contrario, siano convivenza ed assidua frequentazione ad innescare escalation di intolleranza e pulsioni distruttive.
    Ricordo anche un articolo non troppo datato di A. Massarenti sul domenicale de “Il Sole” che può forse avere un’ indiretta relazione con le considerazioni esposte e che mi pare avvalorare ulteriormente la tesi. La sua riflessione partiva dal comportamento degli sconosciuti in luoghi pubblici, come piazze o strade. Quando ci si incrocia, nel via vai del centro, semplicemente ci si ignora, quasi si fosse invisibili, anche se non si può certo affermare che non ci si avveda delle rispettive presenze. Ebbene, se da un lato questo può sembrare in conflitto con la nostra natura ‘sociale’, che dovrebbe spingere all’ incontro ed alla ricerca dell’ altro, dall’ altro, invece, può essere letto come un atto di non-belligeranza (controllo dell’ istintuale aggressività), un po’ alla stregua di ciò che accade spesso nel mondo animale.
    La violenza, perciò, in condizioni di assenza di stress o pericolo di vita, è sempre intenzionale.

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