Non si può dire che a Kader Abdolah difetti l’audacia. Lo scrittore iraniano che scrive in nederlandese ha appena dato alle stampe una sua versione del Corano e una vita romanzata di Maometto, questo Il Messaggero (De boodschapper, 2008, trad. it. di E. Svaluto Moreolo, Iperborea 2010). L’operazione che il non credente Abdolah vorrebbe compiere è ambiziosa, troppo. Egli vorrebbe rendere disponibile all’immaginario occidentale il materiale coranico, svolgendo una operazione di mediazione culturale che a mio avviso non è possibile. Proprio mentre l’immenso deposito dell’immaginario cristiano va dileguandosi, e infiniti giovani europei non sono più in grado di comprendere il significato dell’arte sacra cristiana, Abdolah pensa di iniettare materiale islamico nell’Occidente laico. Essendo egli stesso un laico non credente.
Il libro fa parlare il cronista Zayd ibn Talith, contemporaneo di Muhammad, che dopo la sua morte intervista, per comporre una vita del Profeta, una gran quantità di personaggi che hanno avuto a che fare direttamente con lui. L’espediente narrativo è troppo scoperto, e la modernizzazione dei personaggi e dei fatti eccessiva. Ma poi lo Zayd di Abdolah è solo una maschera dello scrittore, e non appare affatto credibile. Figuriamoci se uno che ha vissuto anni a strettissimo contatto con Maometto, essendone fedele scrivano, e che ha trascritto di suo pugno il Corano, potrebbe essere così laico come appare Zayd in queste pagine! Egli non ha alcun senso della trascendenza, e ci racconta di un Maometto governato da potenti energie psichiche del tutto terrene. Una vita di Muhammad del tutto illuministica, direi, e nella quale prevale l’aspetto estetico, anche molto godibile da parte del lettore. Una operazione fallita. Perché potesse riuscire, avrebbero dovuto porvi mano cielo e terra, che invece se ne sono astenuti.