Penso che il risentimento, presente in tutti, si declini in forma diversa nei vari strati sociali, differenziando anche i capri espiatori che il risentimento sempre reclama. Il sentirsi “superiore alla massa” tipico del ceto intellettuale, ad esempio, se da un lato può costituire come capro espiatorio Berlusconi, dall’altro non impedisce il risentimento reciproco, perché esso è legato alla percezione della propria non-centralità ( poiché è la centralità ciò cui tutti gli intellettuali aspirano).
Il problema è questo: l’emergere di vari (più o meno fondati) casi di “pedofilia” in ambiente ecclesiastico crea scandalo. Ovvero la pietra d’inciampo per molti. Quello che la Chiesa teme è di diventare essa nel suo insieme scandalo. Da un punto di vista evangelico, la cosa è complessa e semplice insieme.
La questione del trattamento da riservare ad un criminale anziano è non puramente semplice: che fare ad esempio di un nazista novantacinquenne che abbia ammazzato, poniamo, centinaia di bambini ebrei? Se la pena non segue rapidamente la colpa, ha senso? Anche qui vedo una tragedia.
Il problema è serio: è esattamente il problema della continuità temporale dell’essere umano. E qui i piani si intersecano e confondono. Perché quel novantacinquenne rimbambito e tremante, che non ricorda nulla, non è più pienamente quella persona che era. La sua condanna, essa sì, si costituisce come sanzione sociale, come risarcimento puramente formale. Io non vedo alcuna soluzione lineare e soddisfacente al problema posto dalla dilazione della pena rispetto alla colpa.
A differenza degli individui, la massa non pensa, perché il pensiero collettivo non esiste, ed è sempre agita, anche quando sente di agire.
Trovo la figura dell’editor repellente, e nei romanzi che si pubblicano oggi annuso editing quasi ad ogni pagina. Che schifo!
Ma se nel capitalismo accade questo, è vero che nessuno rischia quello che rischiavano e rischiano gli scrittori nei regimi totalitari fascisti e comunisti.
Io sono ben lungi dall’avere una concezione romantica dell’autore come creatore assoluto. Ma sono lontano anni luce dal “testualismo”. Vedo il libro come una relazione, e in questa relazione per me è importante sapere chi vi partecipa. Per questo, mi dà molto piacere leggere un testo di cui l’autore mi è noto, e il sospetto che un romanzo sia un prodotto di interferenze varie mi disturba. Voglio, per così dire, un responsabile. Vale per un romanzo, un testo di poesia o di filosofia. Io pretendo di sapere chi scrive, chi si rivolge a me, chi mi parla. Con chi discuto. Mi interessa molto sapere se dietro quelle parole ci sia una persona o una macchina.
Dici bene: “tragedia”. Eppure ci DEVE essere certezza di giustizia, perché il bisogno di quest’ ultima può ben venire annoverato tra quelli connaturati e primari di ogni essere umano, come pure, ad esempio, la libertà, o l’ ordine, per finire con quello di verità, il più sacro di tutti.
Se è vero -come asserisce S. Weil- che un essere umano ha soltanto obblighi e che i suoi diritti sorgono esclusivamente dall’ osservanza di tali obblighi nei suoi confronti effettuata dai suoi simili, l’ assassino novantenne nazista ha comunque perduto forse pure anche il diritto alla clemenza.
Certo, la Giustizia sia rapida, -ove possibile- mai procrastinata, ma il criminale di guerra impunito rappresenterebbe uno smacco ignobile per l’ Umanità… e Socrate muore invano…
Dato che si può benissimo pensare a un “dover essere”, sono dell’opinione che l’importante è la convinzione generale dell’atrocità del male commesso dal criminale, qualsiasi sia la sua età e condizione, ma nello stesso tempo la consapevolezza del significato di una punizione inflitta a una persona che non è più la stessa: quando fossimo sicuri che non reclamiamo la punizione come vendetta (cosa che sarebbe come pareggiare i conti, e questo è inadeguato e impossibile), e che non vogliamo la punizione a tutti i costi per prendere le distanze, noi giusti e puri, o almeno non così cattivi, beh, allora potremmo punire…
A differenza degli individui, la massa non pensa, perché il pensiero collettivo non esiste, ed è sempre agita, anche quando sente di agire.
D’accordissimo!
da quì il mio amore tutto volto all’individuo….
bello anche il tuo passaggio sulla letteratura, dove sottolinei l’importanza della relazione tra libro, scrittore e lettore.
In fondo, il legante di queste tre realtà è la passione.
Caro Fabio,
dissento sul punto dell’autore: “Voglio, per così dire, un responsabile. Vale per un romanzo, un testo di poesia o di filosofia. Io pretendo di sapere chi scrive, chi si rivolge a me, chi mi parla. Con chi discuto. Mi interessa molto sapere se dietro quelle parole ci sia una persona o una macchina.”
Nel caso del romanzo perché non pensare alla grande pittura dove “un responsabile” c’è sempre, ma questo non impedisce che a preparare l’affresco, a stendere i colori, a dipingere particolari meno difficili, siano stati vari collaboratori di bottega.
Nel caso poi della filosofia (per quella che non è alla fine poco più che vuota chiacchera) non vedo alcuna differenza con la matematica o la logica, dove conta il risultato, la dimostrazione. Che spesso viene trovata contemporaneamente da più di un “autore”.
Non a caso ho parlato in prima persona. In effetti, a me le opere collettive interessano poco. Se ad altri interessano, non ho nulla in contrario.
Quanto alla filosofia, non è matematica né fisica, e in essa la parola conta moltissimo anche come stile personale. Anzi, molti grandi filosofi non hanno nemmeno scritto, lo hanno fatto i discepoli, e la loro filosofia è legata alla persona, e alla vita della persona, come sempre nei grandi maestri.
non a caso senza acca!:-)))
Scusa se insisto. Sulla filosofia abbiamo idee molto diverse e la chidiamo, ma tu dici “a me le opere collettive interessano poco.” Io parlavo di “bottega” per mostrare un collettivo non anonimo né indifferenziato. Quindi Tiziano o Masaccio ti interessano poco?
L’opera di un collettivo mi interessa sempre molto meno di quella di un singolo. Questo non significa che non possa ammirarne la bellezza.
mi interessa qualche esempio al riguardo, caro Fabio…
Esempio di che?
Riguardo a qualche nome di singolo di cui ammiri l’opera….
Sono tantissimi. Per prenderne due recenti, Jean Giono e Cormac McCarthy…
Cormac lo conosco, e approvo in pieno la singolarità penetrante dei suoi scritti…Giono sono andata a vedere chi è…ha scritto una frase alquanto dubbiosa:
Chi diviene potente non può più amare.
d’accordo, ci vuole distacco per poter dominare…ma l’amore travalica ogni cosa!