Non è da molto che frequento la blogosfera: nemmeno due anni. Ho tenuto un blog su Libero, che ho chiuso da poco; ho partecipato per qualche mese a La Poesia e lo Spirito; infine ho aperto questo. Mi sono fatto alcune idee. La prima, che ho già formulato altrove, è che il blog è una manifestazione dell’individualismo occidentale al suo apice (dove individualismo non è assunto negativamente). Questo individualismo è massimamente contagioso, e ha la tendenza ad universalizzarsi. Come molte realtà umane, esso è paradossale, perché alla sua base vi è una pretesa di unicità, di valore supremo dell’io nel suo essere particolare e distinto dagli altri, mentre proprio questa unicità mimeticamente è assunta da un numero crescente, e tende alla totalità. Il paradosso è anche più evidente nel fatto che ogni blog in quanto tale richiede l’attenzione degli altri, e l’attenzione può essere richiamata solo da quel che emerge, che si distingue, che, in una qualche misura, si pone come superiore. O, per usare un modo a me caro, ciascuno si pone come Centro. Siamo, nella nostra società tecnotronica, agli antipodi della società faraonica. Il Faraone egizio in quanto espressione immediata del Dio, incarna il Centro Sacro, e tutti i sudditi sono nulla di fronte a lui, sono resi uguali tra loro dal loro essere nulla. Noi moderni, di contro, costituiamo ciascuno di noi come Centro, e facciamo di conseguenza dello scambio (di idee, beni, affetti, emozioni) la nostra religione. Si tratta di un’estrema secolarizzazione del Cristianesimo, che ha questo di particolare: la rimozione della necessità della vittima, necessità che ogni religione presenta. In mancanza di un processo di vittimizzazione dichiarato ed ufficiale, le vittime proliferano, per il semplice fatto che una società di eguali, ciascuno dei quali aspira ad essere Centro, è una società con una carica di risentimento fortissima, che la divora dall’interno.
Cosa abbia questo a che fare col cazzeggio è presto detto. Chiunque navighi per un po’ nella blogosfera si accorge che la maggior parte dei blogger non ha, apparentemente, degli intenti seri (come il sottoscritto, individuo quanto mai palloso e spocchioso), ma è dedita allo scherzo, alla comunicazione leggera, alla condivisione e alla mozione di affetti. Si accorge, altresì, che la maggior parte dei blogger è fortemente risentita. Ciò che dalla stragrande maggioranza dei blog è assente, è la ragione. Nei post dei blog e soprattutto nei commenti ciò che manca quasi sempre, con rare eccezioni, è il ragionamento. C’è sdegno, invettiva, scandalo (ovviamente), ira, frustrazione. Si tratta di una circolazione mimetica alla quale non si riesce a sottrarsi. Se non con quella modalità del discorso che ha oggi in Italia il nome di cazzeggio. L’origine della parola è chiaro. Rimanda alle parti basse. Infatti si tratta di una realtà bassa, che deriva dalla frustrazione: è un rifugio estremo dell’ anima bella che non trova nella realtà il riconoscimento al quale sente (spesso anche in modo non del tutto consapevole) di avere diritto. Il cazzeggio consente di credere di sottrarsi alla mimesi rivalitaria che dilaga nei blog (in particolare in quelli collettivi) mediante la svalutazione delle questioni, o degli avversari. In sostanza, nei blog o si litiga, o si cazzeggia. E anche ci si maschera – col nick. Ma se il nick è un mascheramento, occorre sapere che la maschera, fin nelle sue forme più arcaiche, è connessa al mondo dei morti. In particolare dei morti di violenza. La natura fantasmatica dei nick e degli avatar (termine anch’esso rivelatore) giustamente suscita il cazzeggio, Il cazzeggio infatti ha anzitutto natura apotropaica, e serve a scongiurare ciò che tutti temono, e di cui non vogliono parlare.
Il filosofo non cazzeggia. Il filosofo non s’incazza. Il filosofo ragiona di ciò di cui non si vuole parlare. Il filosofo non entra nella spirale mimetica, o ne esce subito.
Mi scusi, ma non ce la faccio a resistere, devo correggerLa:
Il filosofo non dovrebbe cazzeggiare, non dovrebbe incazzarsi, dovrebbe ragionare di ciò di cui non si vuole parlare. E non dovrebbe entrare nella spirale mimetica, o quanto meno uscirne subito.
Se non ci si attiene a queste regole non si è filosofi?
E allora i filosofi si sono estinti.Quindi è inutile tirarli in ballo.
verrà istituito un nuovo ordine dei filosofi!;-)
I filosofi non si sono estinti. Io appartengo al loro ordine.
non avevo dubbi in proposito, Fabio!
Buon Week
Bel post, Fabio.
Il centro del post:
Una società di eguali, ciascuno dei quali aspira ad essere Centro, è una società con una carica di risentimento fortissima, che la divora dall’interno.
Forse la fine di Atlantide.